giovedì 27 giugno 2013

La Regina Elisabetta, i libri e le scelte irrazionali



Succede che, massimo quattro volte l’anno, quando ho bisogno di una lettura che mi aiuti a staccare e che sia quindi rapida, non impegnativa ma soprattutto affine ai miei gusti vintage e/o romantici, utilizzo tipicamente due criteri di scelta piuttosto insoliti. Il primo riassume due criteri estetici, in quanto deve colpirmi la copertina (colore ed eventuale immagine o disegno accluso) e il numero di pagine, che non deve essere superiore a 150; il secondo criterio comincia ad avvicinarsi ai contenuti, consistendo esso nella gradevolezza del titolo (che tradotto significa se mi suona o meno bene). In realtà, dei libri che mi cadono in mano che possiedono questi requisiti, leggo velocemente anche in che cosa consiste il contenuto vero e proprio, sbirciando nella sintesi che si trova nella parte posteriore della copertina. Questo per evitare il rischio di comprare un poliziesco, un horror o uno stile ‘Harmony’ dei nostri giorni che proprio non reggo. Tecnicamente questo processo di scelta si può definire ‘scelta di pancia’, che, anche se mi forzo di non applicare troppo spesso, mi ha regalato nel tempo delle simpatiche e gradite sorprese.                                           
L’ultima nell’ordine si intitola ‘La sovrana lettrice’ di Alan Bennet, drammaturgo inglese più noto per aver scritto ’La pazzia di Re Giorgio’, di cui è stato anche girato un bel film nel 1994 con Helen Miller.  Dopo circa mezz’ora infatti che facevo su e giù per gli scaffali di una libreria, cercando di applicare i criteri di cui sopra, mi sono imbattuta in questo libro di 95 pagine, con la copertina rosa confetto e con stampata sopra una simpatica foto della Regina Elisabetta II d’Inghilterra che guarda fuori dal finestrino della sua carrozza! Il libro sviluppa l’idea originale e ovviamente inventata, della nascita del tutto casuale di una passione sfrenata della Regina per la lettura. 
-------------------------------da qui attenzione spoiler -------------------------- 
L’evento scatenante è l’incontro accidentale, nel giardino retrostante di palazzo, della Regina con una biblioteca circolante e con un suo attendente alle cucine, tale Norman, che sul camion appunto stava
scegliendo un libro per sé. Incuriosita dal non essere a conoscenza di questo servizio per gli ospiti della reggia che si teneva ogni mercoledì, la Regina sale sul camion e ne esce con un libro in mano, più per cortesia e obbligo morale verso i suoi sudditi che per reale interesse. Da lì in poi si sviluppa un crescendo di curioso piacere, quasi maniacale, per quella che si configura una vera e propria scoperta alla soglia dei suoi reali ottant’anni: leggere non è un dovere ma è bello, istruttivo e soprattutto aiuta a vedere le persone e i loro sentimenti in una prospettiva diversa, quasi più umana. La Regina, aiutata inizialmente nella scelta da quel Norman, che nel frattempo era diventato il suo cameriere personale, fagocita un libro dietro l’altro, di qualsiasi genere e via via sempre più complesso fino ad acquisire una fine conoscenza di autori come Hardy,  Elliot, Forster, Jane Austen, Proust e molti altri. L’autore descrive poi, con uno humor tutto inglese, l’impatto sui familiari, entourage, sudditi e quant’altro dell’improvviso cambiamento di comportamento della Regina, che legge in continuazione, nasconde i libri in ogni dove e parla citando frasi famose. Passando dall’ostilità del Primo Ministro  ai boicottaggi del suo segretario privato, Sir Kevin, studiati apposta per farla rinsavire, l’apoteosi di questa passione si traduce in una consapevolezza finale che leggere non è agire e lei in quanto donna d’azione non puo’ limitarsi a questo: deve anche e soprattutto scrivere.
Così mentre la Regina comincia a formarsi l’idea di cosa potrebbe scrivere di davvero significativo e memorabile da lasciare ai posteri, arriva il giorno del suo Ottantesimo compleanno e, radunato per un regale te un numeroso gruppo di personaggi politici e del Parlamento che le sono stati più o meno vicini negli anni, annuncia a tutti questo suo nuovo progetto. Lo sbigottimento generale lascia però presto spazio allo shock generato dal vero colpo di scena della magnifica Regina che, all’affermazione che nessun Re o Regina ha mai pubblicato un libro, alzando un calice di champagne,  ella risponde che infatti lei ha appena adbicato!

Divertente, veloce e talmente realistico nelle descrizioni puntuali della routine (se così si può definire) di Sua Maestà da sembrare quasi vero, questo libricino è davvero una piccola perla da non perdere.

lunedì 17 giugno 2013

Supermercati e principesse

Due sabati fa ero al Super a fare la spesa come di consueto (di gran lunga giornata favorevole per questa attivita'
necessaria, altrimenti mi tocca di domenica mattina dove gli acquisti senza senso si moltiplicano..) e, in occasione della solita puntatina nella zona edicola, ho buttato  l'occhio su un libro con la copertina rosa con una dama ottocentesca disegnata sopra (ottima premessa) con nel titolo vocaboli come 'segreti' e 'principesse' (curiosita' accesa al massimo), con pero' un diktat scritto in altro a destra che ha smorzato un po' il mio entusiasmo: ' Intimita' ' che, con tutto il rispetto, era si' il giornale preferito da mia nonna ma non il mio...Senza troppa convinzione ho cercato la rivista qua e la' e non avendola trovata (per fortuna) ho infilato il libro ad essa allegato nel carrello  e con nonchalance ho chiesto alla commessa se potevo acquistarlo lo stesso: mi sono sentita rispondere affermativamente e con gioia quindi ho pregustato una lettura senza troppe pretese su 5 famose principesse che hanno lasciato il segno in sequenza in una arco temporale che va da meta' Ottocento agli anni Novanta del secolo scorso. Il libro si intitola 'Vita e segreti delle principesse piu' amate' di Manuela Pizziolo edito da ..Intimita'!
e parla delle vite straordinarie di donne come Sissi, Mafalda di Savoia, Soraya, Grace Kelly e Lady Diana in modo sintetico ma completo, drammatico ma non pietoso, straordinario ma non favolistico. Di qualcuna conoscevo abbastanza, come ad esempio Sissi di cui quasi tutto e' stato raccontato nella bellissima trilogia con Romy Schneider di cui 'La principessa Sissi ' del 1955 è il film più famoso e di cui ho visitato residenza e oggetti a lei appartenuti in un mio viaggio in Austria; di altre molto meno come ad esempio Soraya, nota piu' come attrice che come principessa o di Mafalda di Savoia dal tragico destino conclusosi in un lager nazista. Piu' vicine di epoca e di gossip Grace Kelly e Lady Diana, di cui della prima sembra ancora  vivere all'ombra tutta la genia femminile Grimaldi, mentre della seconda sembra perdersi progressivamente la memoria nell'aplombe e freddezza tutte inglesi.
Principesse dunque ma donne con fragilita' e risorse straordinarie in egual misura, e con molti punti in comune fra di loro che mi piace qui di seguito riassumere in breve. Si parla di donne di uno o due secoli fa ma con disturbi piu' o meno seri che sono piu' attuali che mai, dall'anoressia di Sissi alla bulimia di Lady Diana, alla depressione di Grace Kelly, tutte manifestazioni di un disagio interiore fra cio' che si erano immaginate potesse essere un matrimonio nato con le migliori premesse e la cruda realta' fatta di ombre, obblighi di rango e molta solitudine. Donne innamorate veramente
del proprio compagno, almeno inizialmente, e quindi non costrette dalle proprie famiglie a sposarsi, ma consapevoli della scelta fatta per quanto la maggior parte in giovanissima eta': Sissi a 16  anni, Mafalda a 23, Soraya a 19, Lady D a 20. I reali mariti, eccezion fatta per Carlo d'Inghilterra, risultano altrettanto convinti e innamorati delle consorti anche se in tutti i casi sono stati poco capaci di aiutare le compagne a gestire le difficolta' in genere e le loro fragilita' sia a causa del ruolo ricoperto, che aveva altre priorita', sia per effetto della rigida educazione 'maschiocentrica' ricevuta. Donne con destini tragici, nessuna esclusa: chi uccisa da un anarchico, Sissi, chi lasciata alle agonie di aguzzini nazisti, Mafalda, chi rimasta uccisa in un tragico incidente d'auto, Grace e Diana, chi morta in eta' avanzata con l'onta mai superata del ripudio per non aver saputo dare un figlio al consorte, Soraya. Donne bellissime che hanno saputo reindirizzare decisioni fondamentali dando nuovo corso alla storia dei paesi di appartenenza (Sissi e Soraya).  
Altro ancora a guardar bene, le ricchezze, i figli, le suocere ingombranti, tutto a sottolineare che nonostante gli splendori del rango di appartenenza e
dei beni posseduti o acquisiti, queste donne hanno combattuto con i problemi che ci accomunano più o meno tutte, moltiplicati all'ennesima potenza a causa della sovraesposizione a cui in più erano destinate.  
L'incontro al Supermercato con il libro 'Vita e segreti delle principesse piu' amate' è stato quindi piacevole e istruttivo senza la pretesa di essere profondo e unico: a questo punto posso solo aggiungere che esiste una remota possibilità che ravveda il mio giudizio sulla rivista 'Intimità'!









domenica 2 giugno 2013

La Bella e la Bestia di ieri e di oggi



La Bella e la Bestia è una famosa favola di metà ‘700 di origini europee, forse francesi, che fu pubblicata per la prima volta ad opera di Madame Gabrielle Suzanne Barbot de Villeneuve. Sembra che esistano diverse versioni della favola originale ma la più nota  è quella che narra di un ricco mercante che aveva 3 figlie, di cui le due più grandi superficiali, altezzose e legate solo ai beni materiali come ori e gioielli, la terza Bella di nome e di fatto, ragazza semplice dolce e dai sentimenti veri.
Tutte le sorelle erano corteggiate da ammiratori attratti anche dal ricco patrimonio che  avrebbe accompagnato le future spose, ma mentre le prime due rifiutavano malamente tutti i pretendenti, Bella faceva altrettanto ma sempre usando estrema dolcezza e cortesia. Un giorno il mercante perse tutte le sue fortune e nella speranza di ritrovarne una parte nell’unico vascello ritornato in porto dopo la tremenda tempesta che aveva disperso il resto dei suoi averi, partì per recuperare ciò che era rimasto e chiese alle figlie che regalo volessero al suo ritorno. Le due figli maggiori chiesero che gli venissero portati dei gioielli, mentre la più piccola chiese una rosa di quelle che non crescevano in loco. Il mercante, partito fiducioso, fu costretto però ad utilizzare i pochi beni ritrovati per pagare i debiti e, disperato per il triste futuro che avrebbe atteso le sue figlie, fece ritorno a casa. Attraversando un fitto bosco, si imbattè in un castello che non aveva mai visto e vi entrò scoprendo che le stanze, ben arredate, pulite e scaldate sembravano accoglierlo benevolmente, ma non vi era traccia di padroni né servitù. Ristorato dalle fatiche, vide che in una zona del castello c’era un bellissimo giardino dove crescevano delle bellissime e rare rose e volendo mantenere la promessa alla figlia prediletta ne colse una. Si manifestò allora il padrone del maniero, un essere umano ma dalle sembianze di bestia mostruosa, che adirato per l’oltraggio subito minacciò di morte il mercante. Il mercante spiegò cosa stava facendo e la Bestia allora gli propose in cambio della sua vita di consegnargli la figlia, che avrebbe vissuto con lui come prigioniera ma con tutti gli agi e le ricchezze a disposizione. Il mercante fece ritorno a casa e costretto dalle figlie raccontò quanto gli era accaduto. Bella capì che la causa di tutto era stata proprio la sua richiesta e decise quindi di andare di sua volontà dalla Bestia. Trascorse del tempo in compagnia dello strano padrone che la trattava gentilmente e la chiedeva in sposa, ma lei rifiutava sempre con gentilezza di modi.  Ma un giorno Bella venne a sapere che il padre si era gravemente ammalato e chiese alla Bestia di poter far ritorno a casa per accudirlo. La Bestia si oppose per un po’ ma vedendo che Bella era sempre più triste e sconsolata alla fine le concesse di visitare il padre a patto che dopo una settimana facesse ritorno da lui, altrimenti sarebbe morto dallo strazio causato dalla sua assenza. Bella promise e arrivata a casa fu convinta dalle sorelle, invidiose di vederla ben vestita e in salute, a fermarsi oltre il tempo concesso dalla Bestia.
Dopo un po’ di tempo Bella si pentì di aver infranto la promessa e fece ritorno al castello dove trovò la Bestia agonizzante a causa sua. Alla fine Bella si rese conto del grande amore che legava reciprocamente lei e la Bestia e decise di accettare la sua proposta di matrimonio.  La Bestia si trasformò in un bellissimo principe che spiegò a Bella di come era stato costretto in quei mostruosi panni da un sortilegio malefico di una strega e il tutto si concluse nei migliori dei modi per i due giovani sposi e il padre che nel frattempo era andato a vivere con loro. Solo le sorelle furono trasformate in statue ed obbligate  ad osservare inermi la felicità di chi avevano tanto invidiato. 
La metafora dell’andar oltre alle apparenze, come l’ammonimento a non essere superficiali e legati solo ai beni materiali o invidiosi di quanto possiedono gli altri, è lo scopo di questa bella favola, di cui negli anni sono state fatte diverse trasposizioni cinematografiche e televisive.
La più nota trasposizione è quella del film cartoon della Disney del 1991, molto fedele alla fiaba originale e strepitosa per i disegni dei costumi e delle scene più importanti come ad esempio quella del ballo di Bella con la Bestia. Il film Disney ha vinto 2 Oscar, per la miglior colonna sonora e canzone e 3 Golden Globes ed è inoltre uno degli ultimi capolavori disegnati ancora con la tecnica a mano e non esclusivamente digitale.

Negli anni ’80 e precisamente nel 1987 aveva ottenuto un buon successo di pubblico la trasposizione moderna della fiaba nella serie TV ‘Beauty and the Beast’ con Linda Hamilton nei panni dell’avvocatessa Catherine-Bella e Ron Perlman nei panni del deforme Vincent. La serie era ambientata a New York in tempi moderni e parlava della Bestia-Vincent  che viveva nascosto nella struttura fognaria della città. Salvata Bella da morte sicura dopo un’aggressione, superato lo shock iniziale di lei alla vista di lui, i due si conoscono, innamorano e comunicando telepaticamente aiutano anche la polizia a risolvere dei casi. La storia d’amore in questa serie ha un triste finale: Catherine infatti viene uccisa dal killer che ne rapisce anche il figlio avuto da Vincent, ma questi riuscirà a salvarlo e a portarlo nei sotterranei al sicuro. Ricordo che questa serie, molto anni ottanta sia per le spalline che abbondavano nei costumi di scena che per l’improbabile e voluminosa permanente con cui era acconciata la testa leonina della Bestia, mi era piaciuta davvero molto, soprattutto per l’intensità del sentimento che i due protagonisti sapevano trasmettere!

Del 2011 invece è il poco riuscito teen-movie ‘Beastly’ con Mary Kate Olsen, Vanessa Hudgens e Alex Pettyfer che traspone la bella fiaba ai giorni d’oggi e in mezzo a problematiche di bullismo e classismo del periodo scolastico. La Olsen-strega dark di nome Kendra, stanca degli scherzi e insulti subiti, lancia infatti un sortilegio al più ricco, viziato e belloccio della High School (Pettyfer), trasformandolo in un mostro calvo e sfregiato (da un super tatuaggio-cicatrice ramificato in volto), specchio della sua bruttezza interiore. Gli concede quindi 1 anno esatto per far innamorare di sé una ragazza che deve riuscire ad andare oltre il suo aspetto esteriore, pena il rimanere così sfigurato per sempre. Kyle-Pettyfer ci riuscirà all’ultimo con Lindy, una compagna di classe bella ma di estrazione sociale povera a cui non aveva mai prestato attenzione. Un po’ fantasy, molto teen ma poco convincente, eccezion fatta per la simpatica figura del docente di Kyle-Bestia scelto appositamente cieco dal ricco padre, che saprà comprendere il giovane molto più del genitore freddo e disinteressato.
Dal 29 Maggio invece hanno messo in onda su RAI 2 la nuova serie TV americana ‘Beauty and the Beast’, ultima trasposizione moderna della fiaba con protagonisti una giovane ragazza, Catherine (Kristin Kreur), che ha visto uccidere la madre sotto i suoi occhi da un killer ma che è stata salvata in tempo da uno strano tipo, che poi scoprirà essere, qualche tempo dopo divenuta detective, Vincent (Jay Ryan), il muscoloso ex medico militare reduce dell’Afghanistan, dato per morto dal 2002. Il ragazzo è l’unico superstite di esperimenti genetici fatti dagli americani per creare il supersoldato, poi finiti male quando i ragazzi/bestie dotati di superpoteri cominciano a sfuggire al controllo e a diventare pericolosi. L’esercito così decide di sterminarli tutti ma uno si nasconde e salva. Fra la detective e il reduce che vive nascosto dalla società si crea un rapporto di fiducia reciproca che poi sfocerà in vero sentimento. Ho visto la prima puntata e poi ho sbirciato su internet per saperne di più, ma la sensazione di fragilità della sceneggiatura e qualche forzatura nei dialoghi mi è sembrata confermata dalle critiche trovate in rete che non decretano che Beauty and the Beast sia la serie dell’anno. 

Ad ogni modo, che le trasposizioni siano o meno riuscite, La Bella e la Bestia è una bella storia d’amore, che si presta ad un’apparentemente facile morale ma che a mio avviso soprattutto oggi giorno continua a trasmettere concetti che andrebbe bene riscoprire fra i giovani (ma non solo), primo fra tutti quello che la vera bellezza non è quella fisica o estetica che dir si voglia, ma quella che ognuno di noi riesce a vedere nell’altro andando oltre la prima apparenza.