sabato 10 maggio 2014

'Il risveglio della signorina Prim' di Natalia Sanmartin Fenollera, un viaggio per scoprire la bellezza

L'altro giorno pioveva e faceva freddino, avevo la pressione bassa, ero stanca e sonnolenta e non avevo voglia di vedere nessuno. Il dovere mi imponeva comunque di uscire di casa per comprare il regalo per il compleanno del mio piccolino che avremmo festeggiato due giorni dopo. Quasi in trans ho raggiunto il Centro Commerciale e, fatta la commissione prevista, mi sono diretta nella zona libri come di consuetudine.
Saltate le aree di non interesse, mi sono fermata davanti alla sezione romanzi e ho cominciato a scandagliare titoli, autori, recensioni. Non mi ci è voluto molto per farmi attirare da un titolo e da una copertina con disegni per me rassicuranti e familiari. Per chi non mi conoscesse da molto, come già scritto qui, quando ho impellente bisogno di un libro, la mia scelta è guidata dall'istinto (o meglio 'dalla pancia') e i discutibili criteri a cui mi affido sono il colore della copertina, la lunghezza del libro (meglio se breve) e il titolo. Dopo neanche un quarto d'ora dunque mi trovavo sul divano di casa con la coperta di pile sulle gambe e un caldo te a portata di mano (...si, ahimè, in pieno Maggio..) a cominciare a sfogliare le pagine di 'Il risveglio della signorina Prim' di Natalia Sanmartin Fenollera. E che rivelazione! Non sono riuscita a staccarmi da questo romanzo finchè non l'ho completato, rinunciando a qualche ora di sonno e anche ai pochi momenti che dovrei dedicare alla tesina che devo consegnare a brevissimo. Ma non importa..sono ancora pervasa dall'effetto che ha avuto su di me, forse perchè in parte mi ci sono riconosciuta nelle scelte della Signorina Prim, in questo particolare momento della mia vita, e ho avuto delle sorprendenti conferme. In breve il romanzo parla di questa ragazza trentenne che decide di dare un taglio netto alla vita frenetica, 'senza aria' e spesso tacciata delle peggiori meschinità, tipica della donna in carriera, che cerca di far valere le sue capacità, le sue ottime conoscenze accademiche e la sua personalità in un mondo che è intorpidito, che non vede più le cose, le persone e la loro bellezza. La signorina Prim, licenziatasi, decide quindi di accettare un lavoro da bibliotecaria in un piccolo paesino sperduto alle dipendenze di un 'gentiluomo', così come richiedeva l'annuncio, con la sensazione che quella dimensione d'altri tempi avrebbe fatto al caso suo.
Arrivata nel paesino, non senza difficoltà comincia a conoscere e ad apprezzare gli abitanti e gli usi semplici e tradizionali di quella che a tutti gli effetti era una colonia, un'oasi indipendente dalla frenesia della vita moderna, popolata da personaggi curiosi, intriganti e dotati di straordinaria cultura e profondità di pensiero. Fra tutti questi spicca il suo datore di lavoro, 'l'uomo dello scranno', un uomo affascinante di elevata cultura classica (con un vago richiamo al magnifico Darcy austeniano), fondatore di quella comunità in cui i bambini vengono educati secondo modalità al di fuori di ogni regola accademica e secondo i principi e i testi degli antichi sapienti e filosofi. Le pagine scorrono e il viaggio della signorina Prim si fa sempre più profondo e complesso, perchè le sue certezze, i suoi meccanismi di difesa e i blocchi che la scuola, la società e la famiglia le hanno impresso vengono a poco a poco scardinati uno alla volta. Il suo viaggio, che passa attraverso una vera e propria crisi di autogoverno, si completerà con il risveglio o l'acquisizione di quella consapevolezza che le farà finalmente vedere la semplicità, la bellezza delle cose e delle persone e non ultimo le farà trovare l'amore per cui vale davvero la pena di vivere. L'autrice da spessore al romanzo grazie alle riflessioni, condivisibili o meno, sul sistema scolastico, la religione e la trascendenza, il femminismo e i molti riferimenti e citazioni ad opere ed autori classici che infarciscono le schermaglie dialettiche fra la bibliotecaria e il suo datore di lavoro e non solo.

La stessa autrice alleggerisce poi i toni descrivendo con singolarità e simpatia i personaggi stravaganti del piccolo paesino e le prelibatezze proposte nelle molteplici merende a cui la protagonista è sistematicamente invitata a partecipare. Bello questo romanzo, delicato e femminile, lo consiglio vivamente a chi ha bisogno di un rifugio in un momento di incertezza e di tristezza; lo consiglio a chi ha bisogno di realizzare che in certi momenti della vita bisogna avere il coraggio di cambiare e che la ricerca in se stessi o di se stessi può solo fare un gran bene e far vivere al meglio.  

lunedì 5 maggio 2014

Sogno di una vita senza pensieri: il castello di Sanssouci

Cinque giorni di vacanza trascorsi tra Potsdam e Berlino non sono sufficienti ad ammirare e godere appieno il grande spirito storico e culturale che queste due città incarnano. Di Berlino racconterò in altri post; di Potsdam, piccola cittadina a circa 20 chilometri dalla capitale tedesca, la prima cosa che ho notato è il suo fascino semplice, umile da un lato e imperioso dall'altro in quanto luogo eletto a residenza privilegiata di grandi sovrani, primo fra tutti Federico II il Grande, re di Prussia (1712-1786).
Il più illuminato fra i sovrani prussiani, scrittore, musicista nonché grande stratega militare, desiderava infatti avere un luogo 'senza preoccupazioni' (Sanssouci appunto) dove ritirarsi per dedicarsi alle sue passioni ed invitare grandi artisti e pensatori suoi intimi amici, quali Voltaire e Bach. Scelse quindi Potsdam per la costruzione di quella che viene definita la 'Versailles prussiana', progettata dall'architetto von Knobelsdorff sulla base di bozzetti preparati dallo stesso Federico II, e tale straordinaria opera barocca è oggi riconosciuta come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Questo luogo privato, residenza estiva in cui Federico si ritirava per sfuggire al soffocante rapporto con la famiglia, dovuto prima alle pressioni paterne e in seguito all'infelice matrimonio con Elisabetta di Brunswick-Bevern, che non gli seppe dare un erede, era per lui luogo ideale dove filosofeggiare, scrivere sinfonie e opere fra cui 'L' Antimachiavel' dove esprimeva le sue idee innovative ed illuministe circa la difesa del diritto naturale, della pace e di una politica umana retta e giusta.

La residenza non è molto grande ed è collocata su una collina coltivata a vigneto con giardini e orti dedicati a coltivazioni ora di agrumi ora di ciliege ed altri frutti in un articolarsi suggestivo di angoli meravigliosi da scoprire ed ammirare. La fontana centrale è circondata da 12 statue di eroi e divinità mitologiche che si ergono silenziose nella loro maestosità senza tempo. Passeggiare in questo magico luogo e visitare le meravigliose stanze della residenza trasporta via dalla quotidianità, toglie, appunto, i pensieri..