Un alto muro separava i giardini adiacenti delle due proprietà e solo attraverso una crepa i due innamorati riuscivano a parlarsi. Vista la difficile situazione, i due giovani decisero di scappare all’insaputa delle famiglie e organizzarono un incontro notturno presso un grande gelso al riparo da sguardi indiscreti. Arrivata per prima, Tisbe incontrò però una leonessa che era appena tornata dalla sua caccia e fuggendo per mettersi in salvo perse un velo che la belva mordette e strappò con la bocca ancora insanguinata dalle prede. Piramo, giunto al luogo dell’appuntamento, trovò la veste imbrattata dal sangue che pensava fosse della sua amata e sconvolto dall’idea che Tisbe fosse stata uccisa decise di farla finita trafiggendosi con la sua spada. Tornata al luogo dell’appuntamento, Tisbe vide il suo amato esangue a terra e, disperata, decise di farla finita gettandosi sulla spada che le aveva già sottratto il suo amore. Gli dei, impietositi dalla vicenda dei due innamorati, in loro memoria fecero in modo che i fiori del gelso avessero da quella volta il colore del sangue tragicamente versato.
Questo antico e
bellissimo mito mette in luce tematiche eterne che già nell’antichità
babilonese, greca o dei popoli del nord, passando per il Medioevo con
Shakespeare, per arrivare all’800, sono state tramandate, riprese e rielaborate
in storie con esiti più o meno drammatici.
Ostacoli come l’inadeguatezza di giovani amanti nell’affrontare le imposizioni o faide delle famiglie d’origine, la passionalità che ottunde i sensi, che fa perdere la razionalità e compiere gesti estremi, o destini che separano amori seppur giovani ma sinceri e profondi, a volte anche per semplici malintesi o espedienti magici, si ritrovano in tutte le epoche.
Ostacoli come l’inadeguatezza di giovani amanti nell’affrontare le imposizioni o faide delle famiglie d’origine, la passionalità che ottunde i sensi, che fa perdere la razionalità e compiere gesti estremi, o destini che separano amori seppur giovani ma sinceri e profondi, a volte anche per semplici malintesi o espedienti magici, si ritrovano in tutte le epoche.
Un altro famoso
mito, questo proveniente dai popoli del nord, che parla di un amore vero ma
infelice, è quello di Brunilde e Sigfrido. Valchiria lei, guerriero valoroso lui,
dopo essersi innamorati, subiscono il destino avverso che li vede separati da
intrighi di uomini e dèi calcolatori, che con l’aiuto di pozioni magiche fanno
si che Sigfrido dimentichi Brunilde e che lei rinunci al suo amato andando
sposa ad un altro con l’inganno ordito dal neo sposo in complicità con lo stesso Sigfrido. Il
sentimento di vendetta che poi si scatenerà in Brunilde, una volta svelati gli
intrighi e convinta di essere stata prima illusa e poi tradita da Sigfrido,
porterà alla tragica fine sia di Sigfrido, ucciso da Hagen su ordine del marito
di Brunilde, che della stessa Brunilde che vinta dai sensi di colpa si suicida
e getta nel rogo per riunirsi al suo perduto amore.
Passando al
Medioevo, non si può non citare ‘Romeo e Giulietta’ di Shakespeare, che
presenta molte affinità con il mito di Piramo e Tisbe, oltre che con quello di
Tristano e Isotta, come già commentato qui.
Arrivando poi all’Ottocento,
troviamo richiami ai temi dei diversi interessi familiari che si oppongono all’unione
di giovani
innamorati in ‘Persuasione’ di Jane Austen ad esempio, dove la nobile,
anche se decaduta famiglia di lei, disdegna anche solo l’idea che Anne si
unisca ad un povero capitano di Marina in cerca di fortuna. Lunga la
separazione e profonde le sofferenze che però trovano molti anni dopo il giusto
lieto fine. Più tragica invece la conclusione della passione, consumata ma
impossibile da sostenere dell’ ‘Anna Karenina’ di Tolstoij per il bel Vronskij,
conclusasi con il suicidio di lei. Questi solo per citare i più famosi.
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immagine tratta dal blog 'ilpaesedeibambiniche sorridono' |
Che siano miti
orali tramandati dunque od opere di grandi poeti e drammaturghi nonché di romanzieri
o scrittori, ricorre eterno, perché umano, il tema dell’amore impossibile,
della sublimazione dello stesso nella sofferenza e spesso nell’atto tragico che
tocca le corde emotive più profonde dello spettatore di ogni epoca.