Quattro donne,
con motivazioni diverse, fanno la stessa scelta di rottura, un viaggio lontano
da tutto e tutti, e questa scelta le porterà ad una svolta decisiva della
propria vita: questa è la super sintesi di un bel romanzo di Elizabeth Von
Arnim intitolato ‘Un incantevole Aprile’. In tre giorni della scorsa settimana
ho finalmente visto
il film di Mike Newell (del 1992), registrato diversi mesi
fa ma a cui non ero ancora riuscita a dedicarmi, e letto il libro, pubblicato
per la prima volta nel 1922. Le protagoniste sono delle signore inglesi degli
anni ’20 di diverse età, chi nobile o della upper class e chi della media
borghesia, ognuna rinchiusa nella sua quotidianità o per meglio dire nella sua
‘gabbia’ che nel tempo le ha o annullate alla vista degli altri, o congelate in
uno stereotipo in cui loro stesse non riescono più a riconoscersi. Così Mrs.
Wilkins, la prima a cui viene l’idea, piuttosto anticonformista per quei tempi,
di andarsene per un po’ in viaggio senza marito, è una donna ‘soprammobile’,
quasi un oggetto, non troppo prezioso, da esibire ogni tanto in pubblico per
completare lo status di uomo d’affari perfetto dello stimato marito, belloccio
e competente. Mrs. Arbuthnot, donna sola, pia e religiosissima dentro e fuori -
tutti infatti dicono di lei che ha i tratti di una madonna triste - indossa
questa maschera per sfuggire da un lato alla vergogna di un marito che per
vivere fa lo scrittore di romanzi erotici e, dall’altro, per soffocare il desiderio
verso lo stesso che non la degna di uno sguardo e che conduce la sua allegra
vita sociale senza scrupoli. Mrs. Fisher, l’anziana signora con l’inseparabile
bastone, che vive nei ricordi di un passato che non c’è più, che la sostiene
però a sua volta come una struttura da cui teme di separarsi. Nomi altisonanti
infatti compongono le travi di questa struttura, Carlyle, Tennyson, ma è una
struttura fatta di relazioni con persone che non esistono più, e quindi fuori
dalla realtà e con un equilibrio molto precario. E infine Lady Caroline Dester,
la bellissima e giovane nobildonna, già stanca a 28 anni di recitare una parte
che non le appartiene, quella dell’angelo irraggiungibile, adorato e desiderato
da tutti sempre e in ogni luogo, ruolo che l’ha fatta invecchiare dentro
precocemente e soprattutto che non le ha mai permesso di creare dei rapporti
profondi con chicchessia.
Queste quattro signore decidono per un concatenarsi
di casualità di andarsene per tutto il mese di aprile dalla uggiosa Londra in
un soleggiato paesino italiano in Liguria, chiamato San Salvatore. Attraverso
questo viaggio, parafrasando Marcel Proust, ognuna di loro non cercherà solo
una nuova terra da scoprire, ma acquisterà nuovi occhi, per vedere la realtà e
per agire la stessa in maniera completamente diversa. Nel caso di Mrs Wilkins e
di Mrs Arbuthnot saranno i rispettivi mariti a ‘vedere’ per la prima volta le
mogli in modo nuovo ed affascinante; nel caso di Mrs. Fisher, abbandonato il
bastone e i fantasmi del passato, sarà lei a ritrovare il modo giusto di vivere
la realtà e le sue insicurezze; nel caso di Lady Caroline, lei stessa si
accorgerà che non necessariamente ruota tutto attorno a lei e che esiste anche
chi la può vedere oltre la maschera perfetta della sua bellezza, e cioè con
tutti i suoi limiti e difetti.
La consapevolezza acquisita da queste donne è una
conquista di chi ha avuto il coraggio di spezzare un habitus, un modo convenzionale e ormai consolidato di fare o vivere
a cui in qualche modo si erano adattate, ma che le faceva soffrire nel profondo.
Se pensiamo poi agli anni in cui è stato scritto questo romanzo, si può ancora
di più apprezzare il coraggio di queste quattro signore nel fare la loro scelta
di rottura e quindi il messaggio di libertà per le donne che l’autrice in modo
molto elegante e pacato ha voluto sottolineare. Il film è ben fatto e fedele al libro, non è
eccezionale ma coglie benissimo le atmosfere e i passaggi del ‘viaggio della
vita’ delle quattro protagoniste. Il romanzo è piacevole e delicato, si
sofferma molto sulla descrizione della natura, delle piante e dei fiori di cui
la Von Arnim era un’appassionata conoscitrice, del contesto stesso che si fonde
con l’anima delle signore inglesi e che fa si che diventi con loro un tutt’uno.
A volte avere il coraggio di rompere lo
schema è importante, non si sa di preciso cosa poi ne può conseguire, ma
sicuramente da la possibilità di uscire da un sofferto torpore in cui nonostante
tutto ci si adagia inconsapevolmente.