La
lettura di 'Piccole donne' e 'Piccole donne crescono' di Louisa May
Alcott, da parte di una bambina o di una ragazza, è come un
imprinting: questi romanzi lasciano un segno, che ogni tanto brucia
piacevolmente e richiama la necessità (e sottolineo la necessità,
non semplicemente la voglia) di farsi rileggere.
Se poi si guardano i
film, quello del 1949 con Elizabeth Taylor o quello del 1994 con
Susan Sarandon e Winona Rider, film che condensano i due romanzi in
un unico svolgersi degli eventi, il sogno diventa realtà, ed ecco
che anche la visione di questo o quello indifferentemente, essendo
elevata la qualità di entrambi, diventa una necessità, tanto più
se si sta vivendo il periodo natalizio. E' innegabile che Gabrielle
Donnelly nello scrivere 'Le lettere segrete di Jo' (Ed. Giunti, 2011)
abbia avuto davvero coraggio non solo ad ispirarsi ma in qualche modo
ad abbozzare un sequel attraverso le lettere della famosa bisnonna
che Lulu Atwater, la protagonista del romanzo, trova casualmente in
soffitta. Che l'autrice abbia avuto ancora più coraggio nel far
incrociare le storie delle sorelle March sia nello loro parte nota
alle lettrici di tutto il mondo che in quella prodotta dalla sua
fantasia, con quelle delle sorelle Atwater, così simili di carattere
alle prime eppur così attuali e simile a molte ragazze moderne, è
altrettanto vero. Dire però che la Donnelly abbia interrotto la
magia, o che abbia in qualche modo stravolto e rovinato un
capolavoro, non renderebbe onore al suo sforzo di mantenersi il più
fedele possibile alla storia, allo stile e alla delicatezza con cui
sono stati trattati temi quali la povertà, la morte e la carità
attraverso le caleidoscopiche sfumature psicologiche delle
protagoniste che la Alcott ci ha consegnato.
La Donnelly inoltre è
riuscita secondo me a passare il messaggio che nonostante i tempi
cambino e le mode si evolvano, i buoni sentimenti, le sofferenze e le
prove della vita che in molti casi ci rendono più forti e più
uniti, restano sempre gli stessi anche attraverso i secoli. E in una
specie di monito che ci ricorda che sempre e comunque bisogna aver
fiducia in se stessi e che bisogna seguire il proprio Kairós,
(o tempo giusto) senza invece aver troppa fretta di far
accadere le cose, ci consegna un piccolo gioiellino, che è in grado
di lasciare belle sensazioni e di richiamare ricordi più potenti e
immortali donatici dalla Alcott.