Due
sono i Natali descritti in ‘Piccole
donne’ il capolavoro di Louisa May Alcott, perché di un anno è la
descrizione del percorso di crescita delle 4 sorelle March così differenti fra
loro ma pezzi di un puzzle unico e armonico tenuto assieme dal raro e solido
affetto familiare che traspare da ogni pagina del romanzo. Difficilmente non si
sa chi sono Meg, Jo, Amy e Beth, le sorelle qui in ordine di età, che animano
pagina dopo pagina questo classico della letteratura americana. Vorrei però
soffermarmi sullo spirito natalizio descritto nei due momenti di apertura e
conclusione del romanzo che sebbene descrivano il primo il momento più difficile
che sta attraversando la famiglia e, il secondo, il più felice, mantengono
comunque lo stesso livello di magica unicità che ricorre in questo periodo
dell’anno.
‘Natale
non sarà Natale senza qualche regalo..’, e chi afferma il contrario sa quanto invece
gradito sia, anche se piccolo e di poco valore, un dono ricevuto per questa
occasione. Così Jo esordisce all’inizio del libro quasi a premonire l’immagine
della mattina di Natale in cui svegliandosi osserva che non vi sono calze appese al camino, ma poi
all’improvviso ricorda che la mamma le aveva detto che sotto il cuscino di
ognuna di esse al risveglio ci sarebbe stata una piccola sorpresa. E cos’è più
bello che ricevere un libricino rilegato con una copertina di diverso colore
per ogni sorella? Che sorpresa e che felicità seppur in un piccolo dono come
quello!
L’atto
del donare in tema natalizio è una tradizione cristiana riconosciuta che
simbolicamente trae origine dal dono per eccellenza che Dio ha fatto
all’umanità, ovvero suo figlio, il Cristo; ma il dono è anche quello che i Magi
portano a Gesù bambino, dopo aver fatto molta strada seguendo la Cometa, per
onorare la nascita del Re dei Re.
Vero
però è che il Natale è soprattutto l’occasione in cui ci si ritrova assieme ai
propri cari, alcuni dei quali non si vedono da tempo, per trascorrere qualche
ora in armonia a raccontarsi novità o a ricordare eventi passati. Il
festeggiamento dell’evento della nascita viene fatto con la preparazione di
cibi che, tra la tradizione pagana e religiosa, ricordano l’unione del presente
e del passato, momento dove il soprannaturale è molto a contatto con il reale.
La
seconda sorpresa del primo Natale narrato delle sorelle March è stata quella di
trovare una cena straordinaria che la famiglia, caduta in rovina, da molto
tempo non poteva permettersi: due coppe di gelato di panna per le sorelle,
‘..dolci, frutta e leccornie francesi da far girare la testa..’accompagnati da
quattro bellissimi mazzi di fiori, tutto
offerto dal generoso anche se burbero nonno di Laurence.
Che
gioia assaporare assieme una cena come quella dopo che le quattro ragazze avevano
offerto la loro colazione a una famiglia più povera di loro come dono di Natale.
Un
Natale semplice ma speciale quindi su cui però grava l’unica nota stonata,
ovvero l’assenza del padre, lontano perché in servizio nella guerra di
Secessione.
Nel
loro percorso di crescita di un anno ecco che alla fine del romanzo ritroviamo
le quattro sorelle alle prese con i preparativi del secondo Natale in casa
March.
Le
ragazze sono cresciute, e quanto ai doni, più che l’aspetto materiale di questi
è il contesto e la sorpresa che colma di felicità chi li riceve che conta:
dapprima Jo e Laurence preparano un buffo pupazzo di neve per la convalescente
Beth, ornato con un rotolo di musica, uno scialle afgano e un inno di Natale
scritto dai due complici in onore della ‘Regina Bessie’.
Ma
ancor di più, la sorpresa che emoziona tutti e corona la felicità del momento è
il ritorno inaspettato del padre dalla Guerra che, sebbene anch’egli
convalescente, è riuscito a riunirsi alla sua amata famiglia.
L’atmosfera
è completata poi dall’ingresso di un nuovo soggetto nella famiglia March, quello
del Sig. Brooke, fidanzato di Meg tanto osteggiato da Jo in quanto per lei
elemento turbatore di quel puzzle unico di cui si diceva all’inizio. Egli
invece saprà perfettamente integrarsi nel quadro generale così come molto più
avanti anche Laurence, precedentemente rifiutato da Jo.
Il
Natale quindi si sublima nel pranzo, a cui partecipano anche Laurence e il
nonno, mai così ben riuscito come quello
preparato per l’occasione da Hannah la domestica: tacchino ripieno, dorato e
con decorazioni, squisite marmellate e budino. Non si cita altro tipo di cibo,
ma sembra comunque un pranzo da sultano, con il reale sospetto che sia più la
compagnia che il cibo stesso a fare dell’occasione la più bella festa
dell’anno.
Concludo
con un video di un episodio del cartoon ‘Piccole donne’, che anche se ben lontano
dalla perfezione dei bellissimi film realizzati negli anni 1949 e 1994, e con
un’improbabile Jo biondissima, trasmette comunque bene la dimensione di ingenua
spensieratezza con cui nell’adolescenza o poco più si affrontano le prove
semplici e difficili della vita.
Buon
Natale
2 commenti:
Articolo interessantissimo! Complimenti!
:-)
Grazie cara Silvia è bello il romanzo soprattutto a Natale! :-)
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