sabato 22 dicembre 2012

Natale in casa March


Due sono i Natali descritti in ‘Piccole donne’ il capolavoro di Louisa May Alcott, perché di un anno è la descrizione del percorso di crescita delle 4 sorelle March così differenti fra loro ma pezzi di un puzzle unico e armonico tenuto assieme dal raro e solido affetto familiare che traspare da ogni pagina del romanzo. Difficilmente non si sa chi sono Meg, Jo, Amy e Beth, le sorelle qui in ordine di età, che animano pagina dopo pagina questo classico della letteratura americana. Vorrei però soffermarmi sullo spirito natalizio descritto nei due momenti di apertura e conclusione del romanzo che sebbene descrivano il primo il momento più difficile che sta attraversando la famiglia e, il secondo, il più felice, mantengono comunque lo stesso livello di magica unicità che ricorre in questo periodo dell’anno.
‘Natale non sarà Natale senza qualche regalo..’, e chi afferma il contrario sa quanto invece gradito sia, anche se piccolo e di poco valore, un dono ricevuto per questa occasione. Così Jo esordisce all’inizio del libro quasi a premonire l’immagine della mattina di Natale in cui svegliandosi  osserva che non vi  sono calze appese al camino, ma poi all’improvviso ricorda che la mamma le aveva detto che sotto il cuscino di ognuna di esse al risveglio ci sarebbe stata una piccola sorpresa. E cos’è più bello che ricevere un libricino rilegato con una copertina di diverso colore per ogni sorella? Che sorpresa e che felicità seppur in un piccolo dono come quello!
L’atto del donare in tema natalizio è una tradizione cristiana riconosciuta che simbolicamente trae origine dal dono per eccellenza che Dio ha fatto all’umanità, ovvero suo figlio, il Cristo; ma il dono è anche quello che i Magi portano a Gesù bambino, dopo aver fatto molta strada seguendo la Cometa, per onorare la nascita del Re dei Re.
Vero però è che il Natale è soprattutto l’occasione in cui ci si ritrova assieme ai propri cari, alcuni dei quali non si vedono da tempo, per trascorrere qualche ora in armonia a raccontarsi novità o a ricordare eventi passati. Il festeggiamento dell’evento della nascita viene fatto con la preparazione di cibi che, tra la tradizione pagana e religiosa, ricordano l’unione del presente e del passato, momento dove il soprannaturale è molto a contatto con il reale.
E quale occasione migliore che non sedersi attorno a una tavola ben imbandita?
La seconda sorpresa del primo Natale narrato delle sorelle March è stata quella di trovare una cena straordinaria che la famiglia, caduta in rovina, da molto tempo non poteva permettersi: due coppe di gelato di panna per le sorelle, ‘..dolci, frutta e leccornie francesi da far girare la testa..’accompagnati da quattro bellissimi mazzi di fiori,  tutto offerto dal generoso anche se burbero nonno di Laurence.
Che gioia assaporare assieme una cena come quella dopo che le quattro ragazze avevano offerto la loro colazione a una famiglia più povera di loro come dono di Natale.
Un Natale semplice ma speciale quindi su cui però grava l’unica nota stonata, ovvero l’assenza del padre, lontano perché in servizio nella guerra di Secessione.

Nel loro percorso di crescita di un anno ecco che alla fine del romanzo ritroviamo le quattro sorelle alle prese con i preparativi del secondo Natale in casa March.
Le ragazze sono cresciute, e quanto ai doni, più che l’aspetto materiale di questi è il contesto e la sorpresa che colma di felicità chi li riceve che conta: dapprima Jo e Laurence preparano un buffo pupazzo di neve per la convalescente Beth, ornato con un rotolo di musica, uno scialle afgano e un inno di Natale scritto dai due complici in onore della ‘Regina Bessie’.
Ma ancor di più, la sorpresa che emoziona tutti e corona la felicità del momento è il ritorno inaspettato del padre dalla Guerra che, sebbene anch’egli convalescente, è riuscito a riunirsi alla sua amata famiglia.
L’atmosfera è completata poi dall’ingresso di un nuovo soggetto nella famiglia March, quello del Sig. Brooke, fidanzato di Meg tanto osteggiato da Jo in quanto per lei elemento turbatore di quel puzzle unico di cui si diceva all’inizio. Egli invece saprà perfettamente integrarsi nel quadro generale così come molto più avanti anche Laurence, precedentemente rifiutato da Jo.
Il Natale quindi si sublima nel pranzo, a cui partecipano anche Laurence e il nonno,  mai così ben riuscito come quello preparato per l’occasione da Hannah la domestica: tacchino ripieno, dorato e con decorazioni, squisite marmellate e budino. Non si cita altro tipo di cibo, ma sembra comunque un pranzo da sultano, con il reale sospetto che sia più la compagnia che il cibo stesso a fare dell’occasione la più bella festa dell’anno.

Concludo con un video di un episodio del cartoon ‘Piccole donne’, che anche se ben lontano dalla perfezione dei bellissimi film realizzati negli anni 1949 e 1994, e con un’improbabile Jo biondissima, trasmette comunque bene la dimensione di ingenua spensieratezza con cui nell’adolescenza o poco più si affrontano le prove semplici e difficili della vita.



Buon Natale

2 commenti:

Silvia ha detto...

Articolo interessantissimo! Complimenti!

:-)

laura ha detto...

Grazie cara Silvia è bello il romanzo soprattutto a Natale! :-)