Quest'anno
è saltato il mio appuntamento fisso con l'Arena di Verona anche se,
visto il tempo, il rischio di saltarlo comunque sarebbe stato molto
alto anche avendo prenotato il biglietto.

Ma grazie ad una carissima
amica non è invece saltata l'occasione di vedere uno spettacolo di
opera all'aperto. Quest'anno il contesto è stata la piazza di una
cittadina del Friuli in provincia di Pordenone, che da qualche anno
diventa palco per una notte d'estate di famose opere di classiche
magistralmente dirette e interpretate. Il 30 luglio di quest'anno è
toccato a 'Madama Butterfly' di Puccini, opera che ancora non avevo
avuto l'occasione di ammirare perchè, per qualche strano motivo,
l'ho sempre considerata minore rispetto ad un' Aida o un Nabucco per
fare qualche esempio. Da qui probabilmente si nota la mia non così
profonda conoscenza di questo genere, per quanto mi appassioni molto
comunque. La rappresentazione è stata davvero suggestiva: Hiroko
Morita è stata una toccante e bravissima Cio-Cio-San, che ha saputo
trasmettere fino in fondo la trepida speranza del ritorno del suo
amato e l'altrettanto drammatica consapevolezza di averlo perso per
sempre.

Sia l'ufficiale americano Pinkerton che lo Sharpless
mediatore, interpretati da Domenico Menini e Gabriele Ribis, hanno
garantito un'ottima qualità della rappresentazione, accompagnati
dalla competente e ottima esecuzione dell'orchesta guidata da Eddi De
Nadai, direttore d'orchestra originario di queste terre. La perla
della serata è stata la partecipazione di una rappresentanza dei
cori aderenti all' U.S.C.I. Provinciale, che alla fine del secondo
atto, mentre Butterfly attende trepidante il ritorno di quello che
considera ancora il suo sposo, esegue la melodia a bocca chiusa, così
suggestiva e così drammatica da preannunciare malinconicamente la
tragedia finale.
Il terzo atto si conclude con la drammatica uscita
di scena di una Cio-Cio-San spezzata dal dolore, che dopo aver
affidato il figlioletto al padre e alla sua moglie legittima, si
toglie la vita non sapendo come far fronte alla disperazione che
l'attanaglia. Bella l'opera, bravissimi gli interpreti, l'orchestra e
il coro senza voce; molto adatto e suggestivo il contesto dell'antica
piazza della cittadina friulana. Concludo con una curiosità che non
conoscevo: l'interprete della Butterfly, l'opera che Puccini dedicò
alla Regina d'Italia Elena di Montenegro, deve essere
obbligatoriamente giapponese, a garanzia della tradizione e della
maggior immedesimazione nella sfortunata protagonista così tanto
amata.
E
con questi versi, che invitano a sperare fino all'ultimo in un futuro
positivo, concludo questo post augurando a tutti un sereno Ferragosto.
Un
bel dì, vedremo
levarsi
un fil di fumo sull'estremo
confin
del mare.
E
poi la nave appare
E
poi la nave è bianca.
Entra
nel porto, romba il suo saluto.
Vedi?
È venuto!
Io
non gli scendo incontro, io no. Mi metto
là
sul ciglio del colle e aspetto, aspetto
gran
tempo e non mi pesa
la
lunga attesa.
E...
uscito dalla folla cittadina
un
uomo, un picciol punto
s'avvia
per la collina.
Chi
sarà? Chi sarà?
E
come sarà giunto
che
dirà? che dirà?
Chiamerà
Butterfly dalla lontana.
Io
senza dar risposta
me
ne starò nascosta
un
po' per celia, un po' per non morire
al
primo incontro, ed egli alquanto in pena
chiamerà,
chiamerà:
«Piccina
– mogliettina
olezzo
di verbena»
i
nomi che mi dava al suo venire.
(a
Suzuki)
Tutto
questo avverrà, te lo prometto.
Tienti
la tua paura. – Io con sicura
fede
lo aspetto.
(II Atto - Madama Butterfly, G. Puccini 1904)