In
un precedente post avevo scritto che una delle finalità sociali prime delle
donne dell’Ottocento e in particolare di quelle del ceto medio, che per lo più non
potevano godere di una rendita significativa e tanto meno del passaggio di
proprietà della tenuta che era diritto esclusivo di figli o parenti maschi, era
l’istituto del matrimonio, combinato o meno che fosse. Questo infatti, anche se
non basato sull’amore, permetteva un dignitoso distacco dalla famiglia di
origine a cui sarebbe altrimenti rimasto il fardello di mantenere una figlia, che non solo si sarebbe
dovuta occupare delle cure degli anziani genitori, ma il cui destino alla morte
degli stessi non sarebbe stato molto promettente. Charlotte, cara amica di
Elizabeth Bennet la protagonista di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di J. Austen, è
l’esempio migliore di come una saggia ragazza di quei tempi si sia mossa in
base al principio di realtà, non lasciandosi trascinare da sentimentalisti e
giudicando un buon partito anche il discutibile Mr. Collins.
L’Ottocento
è anche il periodo storico in cui le donne cominciano il difficile processo di
riscatto e di conquista di una nuova identità (o a dirla tutta dell’identità) e in particolare quelle del
ceto medio cominciano a distinguersi in ruoli professionali culturalmente più
elevati che le aiutano ad affrancarsi dalle convenzioni più conservatrici e a
rendersi economicamente autonome.
Uno
dei mestieri che cominciò a garantire questo processo ad esempio è quello
dell’Istitutrice che viene ben descritto in particolare da Charlotte e Anne
Brontë, la prima nel suo romanzo più bello e famoso ‘Jane Eyre’ , la seconda
nel suo unico e discreto ‘Agnes Grey’.
Mi
incuriosiva così provare a tracciare in breve un piccolo ritratto di questo
mestiere professionale tutt’altro che banale a mio avviso.
Innanzi
tutto la formazione e le conoscenze dell’Istitutrice erano importanti per
l’epoca e diffuse in diverse discipline. Essendo gli allievi tipicamente i
giovani rampolli di ricche famiglie nobili, quello che ci si aspettava
dall’Istitutrice era l’insegnamento della lettura e scrittura, dell’aritmetica,
del disegno, della geografia e storia e di una o più lingue straniere (essendo
l’ambiente a cui mi riferisco l’Inghilterra, il Francese era la seconda lingua
studiata seguita a volta anche dal Tedesco). Questo valeva sia per i bambini
che per le bambine. Inoltre quando l’attività educativa era rivolta alle
ragazze, l’Istitutrice doveva insegnare anche musica, pianoforte in
particolare, cucito, buone maniere, cura della persona e portamento, nonchè
gestione domestica soprattutto in termini di amministrazione economica delle
spese e di gestione del personale di servizio. Quest’ultimi due in realtà
spesso erano gli insegnamenti appannaggio delle nobili madri o zie che in
qualche caso però dovevano venire rinforzati in alcuni aspetti anche dalle Istitutrici. Le altre materie come botanica o scienze di altro tipo per i
ragazzi erano invece di competenza dei Precettori, almeno finchè i ragazzi non
erano mandati nei collegi d’elitè a completare gli studi.
La
formazione culturale delle Istitutrici poteva essere o frutto di studi condotti
all’interno della famiglia, tipicamente laddove padri o fratelli erano pastori
della Chiesa (Agnes Gray nell’omonimo romanzo o le sorelle del reverendo
St.John Rivers, Mary e Diana, in ‘Jane Eyre’), o, come nel caso della stessa
Jane Eyre, frutto degli studi condotti in collegi femminili anche se simili a
veri e propri inferni da dimenticare.
Lo
stipendio non era granchè, ma visto che vitto e alloggio erano garantiti,
vivendo modestamente, queste ragazze riuscivano a mettere via anche qualche
risparmio o a mandarlo alla famiglia se questa era in condizioni poco abbienti.
Il
trattamento poi che veniva riservato a queste giovani insegnanti da parte dei
padroni era davvero sconcertante. Lo descrive bene Anne Brontë quando narra dei
trattamenti ricevuti sia da parte dei giovani allievi, fra dispetti e angherie
di vario tipo, sia da parte dei genitori degli stessi che attribuivano sempre e
comunque le colpe dei vizi e dell’ignoranza dei figlioli all’incapacità
dell’Istitutrice. La cosa poi peggiorava ancor di più a fronte del fatto che essendo quello dell’Istitutrice
un ruolo di classe media, la persona che lo ricopriva era considerata un puro
accessorio da disprezzare da parte dei nobili ,che comunque non ne potevano fare
a meno, ed erano altrettanto mal viste dalla servitù perché considerate
delle privilegiate. Come sempre però esistevano anche le eccezioni a quella che sembrava una tendenza di comportamento generale, come invece racconda Jane Austen nel romanzo 'Emma' , in cui descrive come l'amorevole Sig,ina Taylor, Istitutrice della facoltosa e orfana protagonista (Emma appunto), ne sia diventata a tutti gli effetti amica e confidente.
Chi
ama il genere letterario a cui mi riferisco sa bene che quanto scrivo non é
solo frutto dell’immaginazione di scrittrici come le sorelle Bronte, ma è la
realistica trasposizione delle loro esperienze vissute.
Per
concludere, mi piace pensare che nel processo di riscatto di queste giovani
professioniste di allora a molte sia andata bene come ad Anna, l’eroina realmente esistita a cui è ispirato il film di
‘Anna and the King’ (1999, regia di Andy Tennant con interprete Jodie Foster),
giovane vedova inglese con un figlio, che per mantenersi decide di andare in
Siam (la oggi Tahilandia) a fare l’Istitutrice presso la famiglia reale e alla
fine si sposa niente popò di meno che il Re in persona.. per amore, s’intende, e
quindi ‘Well done, Anna!’
7 commenti:
Quanto mi piace leggere i tuoi post, Laura!! Parliamo la stessa lingua, parli di cose che adoro,che trovo molto interessanti e che quasi non trovo in nessun altro blog!!!
Grazie e continua così!!
Love Susy x
Grazie cara Susy, mi fa tanto piacere e stimola ancor di più il tuo commento!
Salve, vorrei fare una precisazione, sempre non sbagliando, ovvio. Nel bellissimo film "Anna and the king" non mi risulta che i due protagonisti alla fine si sposino....si capisce che sono innamorati, se lo dichiarano, ma lei poi dovrebbe far ritorno in Inghilterra.
Il mio commento non vuole essere una critica, ma una precisazione.
Saluti
Je
Salve, vorrei precisare, che nel bellissimo film "Anna and the King", i due non si sposano in realtà. Si dichiarano, ma niente di più, perché, se non ricordo male, lei alla fine decide di tornare in Inghilterra.
Spero di non sbagliarmi però!
Saluti,
Je
Mi scuso, credo di aver mandato 2 volte lo stesso commento! Pensavo che il primo non fosse stato registrato!
Je
Ha ragione Je, ho rivisto la scena finale e in effetti lui le chiede un ultimo ballo dopo che si sono dichiarati e dopo che lei gli dice che tornerà in Inghilterra..sullo sfondo il primogenito del re ormai adulto, ricordando la scena osservata da ragazzo dice di lei " Anna aveva donato la sua luce al Siam". Grazie per la correzione, in effetti ricordavo un finale con matrimonio..o forse era solo il finale che mi piaceva ricordare ;)
Grazie a lei per aver preso in considerazione il mio commento.
Je
p.s: comunque anch'io speravo in un finale più romantico per Anna e il re...a volte però bisogna accontentarsi di quelli che ci suggerisce la nostra fantasia. A presto
Posta un commento