La
prima volta che ho letto ‘Cime Tempestose’, l’indimenticabile quanto
sconcertante romanzo di Emily Brontë, fra le particolarità che mi sono rimaste
impresse e che hanno alimentato la mia immaginazione sui luoghi e ambienti in
cui si è consumata una delle più note e tragiche storie d' amore narrate
nell’800, spicca la descrizione della camera da letto di Catherine Earnshaw .
Catherine
è la protagonista della passione tanto distruttiva quanto indissolubile provata
e corrisposta da Heathcliff, un trovatello di ignote origini portato a casa dal
padre di lei. Fin da piccoli fra i due si sviluppa un rapporto intenso,
selvaggio e simbiotico che trova come luogo di innocente intimità la camera da
letto di Catherine, dove spesso i due bambini si rifugiavano a dormire
abbracciati.
Molti
anni dopo Lockwood, un malcapitato ospite di ‘Wunthering Heights’, la residenza
prima della famiglia Earnshaw poi di Heathcliff, così descrive la stanza in cui
viene alloggiato (all’insaputa del proprietario) per l’unica e insonne notte in
cui fu costretto a fermarsi.
“..chiusi la porta e mi guardai attorno
cercando il letto. Per tutto arredamento vidi una sedia, un cassettone, e una
sorta di grande armadio di quercia, con riquadri tagliati in alto simili ai
finestrini di una carrozza. Avvicinatomi a quella singolare struttura, guardai
dentro e vidi che si trattava di uno strano tipo di letto all’antica, concepito
molto efficacemente per ovviare alla necessità che ogni membro della famiglia
avesse una stanza tutta per sé. In realtà, costituiva da solo una piccola
stanza; e il davanzale di una finestra, che racchiudeva, serviva da tavolino.”
Per
entrare dentro questa specie di armadio-letto bisognava far scorrere dei
pannelli o ante. Una camera che nasconde una camera più piccola quindi, rifugio
antico di un amore assoluto e primitivo, fatto di legno intarsiato pesante su
cui sono stati incisi a mano dagli stessi innamorati i loro nomi, quasi ad
indicarne l’esclusiva proprietà.
E
così infatti è: Lockwood, l’intruso, non fa in tempo a coricarsi che viene
subito svegliato e terrorizzato dal fantasma di Catherine che gli chiede di
entrare dalla finestra e a cui lui immagina anche di toccare le mani gelide. Heathcliff,
richiamato dall’urlo dell’ospite in quel luogo sacro per lui e maledetto per
gli altri, dopo aver ascoltato cosa era accaduto, scaccia via Lockwood e rimane
prima seduto nel letto amato, scosso da una forte emozione e poi, spalancando la
finestra, urla fra le lacrime allo spirito della sua amata di entrare e tornare
a lui.
La
stessa stanza-armadio è anche il luogo dove Heathcliff si rifugia negli ultimi
giorni della sua tormentata vita, quando pervaso da quello che lui stesso definisce
un ‘cambiamento’, digiuno da giorni e spossato dal dolore e dalle allucinazioni
che il suo inconsolabile amore gli infligge, in uno stato di quasi ultraterrena
beatitudine trapassa e si ricongiunge alla sua amata. Steso sul letto e con la
mano verso la finestra, così viene trovato dalla domestica Nelly, con gli occhi
aperti e uno strano sorriso quasi a farsi beffe della morte.
Il
film che in assoluto ha riprodotto più fedelmente la stanza e che fa capire il
mistero e la magia di questo luogo è ‘Wunthering Heights’ del 1992, con
interpreti Ralph Fiennes e Juliette Binoche (nel video qui sotto, dettagli vibili nei sec. 45 e 46). Emozionante la scena di Heathcliff
che si avvicina e prende la mano del fantasma di bambina di Catherine davanti
ai pannelli della camera-armadio da cui filtra una luce sovrannaturale.
Mi
piace pensare che questo strano posto, che a fatica all’inizio ho focalizzato nella
mia mente proprio per la sua particolarità, sia stato davvero il luogo eletto
dove si è consolidato l’amore dei due protagonisti e dove finalmente hanno
avuto la possibilità di ricongiungersi, dopo la separazione fisica dovuta alla
prematura morte di lei. Catherine è andata a prendere il suo Heathcliff in
questa camera, nel momento in cui lui, terminato il suo ciclo di vendetta per
sanare tutti i torti subiti, è stato pronto ad accoglierla e a sublimarsi
definitivamente con la sua anima.
Si
perché questo amore non parla della complementarietà degli amanti, ma della
loro completa identificazione dell’una nell’altro: ‘…io sono Heathcliff..’ dice
Catherine, ‘..non posso vivere senza la mia anima..’ dice Heathcliff riferendosi
a lei. In quel luogo eletto dunque le due anime si uniscono indissolubili e trovano
finalmente pace.
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