Fra
gli scrittori francesi dell’Ottocento Gustave Flaubert è quello che prediligo,
più per il romanzo ‘L’ Educazione Sentimentale’, pregno di diversi riferimenti
autobiografici, che per ‘Madame Bovary’, considerato il suo capolavoro.
Naturalmente il gusto è strettamente personale. Grazie poi ad una copia di un
libro che mi è stato passato/regalato di recente, mi sono imbattuta in Emile
Zola, noto per memorie scolastiche per la sua famosa opera ‘Nana’, ma che mai
avevo affrontato in ‘Thérèse Raquin’, il romanzo di cui volevo qui commentare
la singolarità. Per un’appassionata di romanzi romantici dell’Ottocento, a
lieto o tragico fine, ma in ogni caso narrazioni di storie d’amore, di passione
profonda e totalizzante che tale sentimento può generare, leggere ‘Thérèse
Raquin’ lascia un po’ perplessi. Le premesse lasciano ben sperare, si narra di
un triangolo amoroso, una lei giovane, inesperta e un po’ insoddisfatta, un lui
parente prossimo, coniuge predestinato, insulso e malaticcio, il terzo, l’altro,
belloccio, vigoroso e mediocre pittore perditempo. C’è anche il colpo di scena,
l’omicidio premeditato per poter superare le insormontabili difficoltà del
coronamento della passione/amore e anche il tragico finale, che porta i due amanti
a soccombere al rimorso di coscienza per l’efferatezza dell’atto commesso. Così
pare o meglio così poteva essere se volutamente invece l’autore non avesse inteso
stendere una rappresentazione scientifica, quasi fisiologica delle reazioni di
diverse persone coinvolte in una relazione interpersonale. Si parla infatti non
di sentimento ma di impulso, di attrazione carnale e quasi animalesca fra gli
amanti: lei, Thérèse, che scopre per la prima volta cosa vuol dire essere
attratta da un uomo, lui, Laurent, che brama la donna altrui, la sensualità
esotica (lei è di origini metà francesi metà nordafricane). I personaggi vengono
descritti attraverso i loro temperamenti, sono umili, scialbi e rozzi: nel caso
di Camille, l’ignaro marito, o degli amici delle serate conviviali del giovedì,
sono descritti come insulsi e non troppo dotati cognitivamente. Perfino il
colore degli ambienti in cui si svolge la storia, i sobborghi di Parigi, dei
connotati e finanche della pelle stessa dei personaggi definisce lo stato di
bassezza e degradazione dei personaggi.
Altro
protagonista drammatico è la tremenda suocera, la merciaia Madame Raquin, che
colma d’amore lo sfortunato figlio fino a renderlo schiavo del suo
iperprotezionismo e che in seguito, inconsapevolmente, benedice il matrimonio
dei due fedifraghi e assassini dello stesso amato figlio. Tutto degrada
progressivamente, il senso di colpa per l’omicidio commesso si manifesta
attraverso il susseguirsi di crisi nervose che generano allucinazioni che si
presentano sottoforma di immagini sfigurate del defunto che perseguitano i
colpevoli.
Anche
il povero gatto della merciaia, muto testimone delle vicende della casa,
finisce spappolato contro un muro fuori dalla finestra in uno scatto d’ira del
possente Laurent.
Questo
è il realismo o ancor meglio il naturalismo di Zola, che con questo romanzo se
ne afferma come padre fondatore, ma che contemporaneamente condanna e sfata
ogni bellezza romantica del romanzo d’amore. Nel suo genere non si può dire che
non sia comunque straordinario, anche se è piuttosto lontano dall’essere fra i
miei romanzi preferiti.
La
rappresentazione cinematografica del romanzo di Zola che suggerisco di vedere è
il film del 1953 con interpreti un Raf Vallone, perfetto nei panni di Laurent e
una bellissima Simone Signoret, nei panni di Thérèse. La curiosità di questa
versione cinematografica è che il romanzo originale si svolge nella seconda
parte dell’Ottocento mentre il film è trasposto negli anni Cinquanta, quindi
modernizzato, attualizzato e decisamente un po’ più romantico.
Informo
invece, per chi non ne fosse a conoscenza, che a marzo 2013 dovrebbe invece
uscire una nuova versione cinematografica in costume di ‘Thérèse Raquin, del
regista C. Stratton, con interpreti Tom Felton (ex Malfoy, maghetto biondo e
cattivo di Henry Potter) nei panni di Camille e Elizabeth Olsen, sorella maggiore
delle più famose gemelle prodigio del cinema americano, in quelli di Thérèse.
Secondo me sarà bellissimo, ma non all’altezza dell’attesissimo Anna Karenina…
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