sabato 2 marzo 2013

La pervasività di 'Downtown Abbey'


L’altro giorno, mentre guidavo andando al lavoro, ho visto per strada una locandina che pubblicizzava un gruppo musicale di nome ‘Abbey Town Jazz’ o qualcosa di simile, e mi è venuto da sorridere nel trovarmi a riflettere se quel nome fosse una trovata pubblicitaria in linea con la serie TV più nota del momento o se fosse una pura coincidenza che mi ha fatto fare l’associazione mentale con la stessa. Sicuramente in questo periodo sono pervasa da ‘Downtown Abbey’, la riuscita serie TV anglo-americana prodotta per la ITV inglese e ideata da Julian Fellowes, le cui due prime serie sono state trasmessa su Rete 4 nel 2011 e 2012, mentre la terza si trova ancora solo in lingua originale. Pervasa per due motivi principali: il primo è che mi sono vista tutte e tre le serie in poco meno di una settimana, passata reclusa a casa a causa (o grazie…) a una poco simpatica influenza; la seconda perché essendomi piaciuta davvero molto ‘Downtown Abbey’ , non riesco a non riguardarmi qua e là qualche puntata, giusto per essere sicura di non essermi persa niente di fondamentale.
Per chi non sapesse di cosa sto parlando ‘Downtown Abbey’ racconta le vicende di una nobile famiglia inglese in difficoltà economiche, in un arco temporale che va dal naufragio del Titanic (1914) al primo dopoguerra (circa 1920), e degli intrecci di questa con le vite del personale al loro servizio. Mutamenti storici, sociali, culturali e anche tecnologici sono il contesto in cui si muovono le storie personali dei diversi attori che vivono ai piani alti e  bassi del bellissimo castello in cui è ambientata la serie. Penso che questo non sarà l’unico post che dedicherò a ‘Downtown Abbey’, ma volevo comunque partire da qualche considerazione generale che riguarda l’intera serie.
Innanzi tutto quello che mi ha colpita, che credo fosse precisamente l’intento degli autori, è che non essendoci una o un protagonista che spiccasse particolarmente su tutti, l’attesa della puntata successiva era diffusa su diverse situazioni, d’amore, d’intrigo o altro, che poi, a seconda dei gusti dello spettatore, poteva propendere più su una o l’altra. Nel mio caso specifico la storia d’amore della cameriera Anna Smith e del valletto Mr. Bathes è una delle preferite, seguita subito dopo dal tira e molla di Lady Mary e l’ereditiere Matthew Crawley, che però in qualche passaggio ha lasciato il posto alle cattiverie e agli intrighi del cameriere Thomas.
La storia di Anna e Mr Bathes è bella perché lui, (l’attore Brendan Coyle che ho subito riconosciuto per aver interpretato Higgins di ‘North & South’!), non è bello, ha la sua età ed è pure invalido ma ha un fascino ed una onestà profonda che trasmettono quella sicurezza e quel senso di protezione che molte donne vorrebbero avere dal loro partner. Anna d’altro canto è giovane, molto carina e dolcissima ma tutt’altro che ingenua, e dimostra una tenacia e fedeltà al suo amore (quando lui finisce in carcere perché giudicato colpevole dell’omicidio della moglie) davvero rare. Questa storia d’amore che nasce a poco a poco, che si manifesta attraverso semplici ma determinanti gesti (quando lei porta a Bathes un vassoio con la cena la sera prima della sua presunta partenza definitiva da Downtown e quando lui ricambia portandole a sua volta un vassoio con la cena quando lei è costretta a letto con l’influenza) è discreta e intensa e non trascura il colpo di scena con l’omicidio/suicidio della ormai ex moglie di lui. Bellissima poi nella terza serie, secondo me, la sorpresa che Anna prepara per Bathes durante il soggiorno estivo in Scozia dei Conti di Grantham a cui parte della servitù, fra i quali i due nostri, fa da seguito. Anna infatti in preparazione del ‘Gran ballo annuale della servitù’, impara a ballare un Reel e si esibisce in tutta la sua delicatezza sotto gli occhi sorpresi ed estasiati di Bathes.
Non entro qui nel dettaglio della storia d’amore di Lady Mary e Matthew Crawley, ma mi piace sottolineare che ho apprezzato particolarmente la trasformazione del personaggio di Matthew che una volta sposata la sua Mary da l’impressione anche di esercitare un certo dominio sulla moglie, soprattutto quando questa ostenta la sua innata cattiveria nei confronti della più sfortunata sorella Edith. Questa accentuazione del carattere di Matthew lo salva a mio avviso dal rischio di diventare un marito ‘zerbino’, destinato a rimanere nell’ombra della Lady pensata dalla produzione per essere una delle protagoniste contemporaneamente più odiate e più amate dal pubblico.
Come poi non citare il trio più straordinario di distinte ed anziane signore che si siano mai viste assieme in una serie Tv? Maggie Smith, Penelope Wilton e Shirley McLaine, solo come attrici sono una garanzia, ma la miscela esplosiva dei battibecchi in particolare fra Lady Violet (M. Smith) verso le altre due, sarcastici e  divertenti ma senza mai scadere nell’eccesso o nello scontato, credo sia una delle parti più riuscite della serie. Peccato solo che la Mc Laine, madre di Cora contessa di Grantham e nonna americana di Mary, Edith e Sybil, faccia solo una comparsata di poche puntate (le prime due della terza serie), in occasione del matrimonio di Lady Mary e Matthew, perché il confronto fra lei e la Contessa madre-Maggie Smith, nell’eterno conflitto fra inglesi e americani è qualcosa di davvero strepitoso.
Molti altri sono i personaggi belli e caratterizzanti, a cui magari dedicherò altri pensieri più avanti.
Concludo questo post citando invece qualche passaggio secondo me poco riuscito se non addirittura inutile, che fortunatamente però si può superare per diversi motivi, fra cui anche la bellissima location esterna di Highclere Castle nell’Hampshire e la cura dei particolari di arredamento ma soprattutto dei costumi e della loro trasformazione fra il pre e dopo guerra (gonne che si accorciano, capelli che si arricciano etc.).                                         
Tornando ai passaggi mal riusciti, secondo me piuttosto infelice è stato nella seconda serie il tentativo dell’ ‘..a volte ritornano..’ di Patrick, cugino ereditiere ed ex promesso sposo di Lady Mary, sfigurato e irriconoscibile a seguito di ferite subite in guerra. Poi, anche se gli autori lasciano volutamente il dubbio, sembra che non fosse neanche lui e sparisce nel nulla dopo due puntate.
Altrettanto infelice a mio avviso la liason d’amore o, meglio, la fulminea infatuazione del Conte di Grantham per la cameriera Jane, oltretutto quando la moglie sembrava stesse per morire di Spagnola. Magari, se avessero inserito questa distrazione del Conte in un altro momento e l’avessero approfondita, sarebbe stata anche intrigante ma così proprio non mi ha convinta.
Poco convincente e un pò triste il tentativo di sedurre il marito vedovo della povera Sybil, Branson, che, nella terza serie, rimasto solo a Downtown per non aver voluto seguire il resto della famiglia in Scozia, viene ripetutamente tentato da una bionda e abbastanza insulsa cameriera che voleva a tutti i costi riportarlo al nucleo originario dei piani di sotto.
Anche la storia fra l’aiutante in cucina Daisy e il cameriere Alfred, che aveva un certo potenziale all’inizio, grazie anche a Thomas, il cameriere cattivo, che interferiva solo per gioco, è stata rovinata dalla soluzione del matrimonio di compiacenza per il moribondo Alfred e dal trascinarsi sterile dei sensi di colpa di lei dopo la sua morte.
Ma a parte questo e poco altro, ‘Downtown Abbey’ è uno spettacolo che per chi ama i Period  Drama davvero non va perso!

4 commenti:

*Susycottage* ha detto...

OH Laura, con me sfondi una porta aperta, mi è piaciuto talmente tanto che sono voluta andare a visitare quel meraviglioso castello......
tutto come nello sceneggiato, tale e quale. Dall'emozione mi tremavano le ginocchia.....ahhhh che meraviglia!!
Un bacione cara e grazie per questo bellissimo post
Love Susyx

laura ha detto...

Carissima Susy devo proprio a te e a Silvia di 'vorrei essere un personaggio austeniano', con le vostre bellissime recensioni e post in generale sulla serie, il fatto di essermi buttata a capofitto su Downtown. Avevo visto due o tre puntate ma non continue a causa dell'orario di trasmissione per me non troppo felice..e ci avevo capito pochino..ma adesso aspetto trepidante la quarta serie !! ;) ps che viaggi stupendi che fai però! Già deciso il prossimo tour? A prestissimo
Laura

Silvia ha detto...

Ottima riflessione sulla serie: con poche righe hai centrato in pieno i pregi e i difetti di Downton Abbey! Sicuramente è una delle serie inglesi più belle e avvincenti di sempre, con humour e dramma ben calibrati; impossibile non amare questi personaggi così imperfetti... ma per questo così belli perché più che mai reali! La terza serie ha zoppicato parecchio qua e là... ma spero che la quarta stagione possa tornare ai fasti di un tempo!

;-)

laura ha detto...

Grazie Silvia..non vedo l'ora che sia disponibile perchè sono sicura che anche senza qualche personaggio illustre sarà davvero bella! ^ ^