L’altro giorno,
mentre guidavo andando al lavoro, ho visto per strada una locandina che
pubblicizzava un gruppo musicale di nome ‘Abbey Town Jazz’ o qualcosa di simile,
e mi è venuto da sorridere nel trovarmi a riflettere se quel nome fosse una trovata pubblicitaria in linea con la serie TV più nota del momento o se
fosse una pura coincidenza che mi ha fatto fare l’associazione mentale con la
stessa. Sicuramente in questo periodo sono pervasa da ‘Downtown Abbey’, la
riuscita serie TV anglo-americana prodotta per la ITV inglese e ideata da
Julian Fellowes, le cui due prime serie sono state trasmessa su Rete 4 nel 2011
e 2012, mentre la terza si trova ancora solo in lingua originale. Pervasa per
due motivi principali: il primo è che mi sono vista tutte e tre le serie in
poco meno di una settimana, passata reclusa a casa a causa (o grazie…) a una
poco simpatica influenza; la seconda perché essendomi piaciuta davvero molto
‘Downtown Abbey’ , non riesco a non riguardarmi qua e là qualche puntata,
giusto per essere sicura di non essermi persa niente di fondamentale.
Per chi non
sapesse di cosa sto parlando ‘Downtown Abbey’ racconta le vicende di una nobile
famiglia inglese in difficoltà economiche, in un arco temporale che va dal
naufragio del Titanic (1914) al primo dopoguerra (circa 1920), e degli intrecci
di questa con le vite del personale al loro servizio. Mutamenti storici, sociali,
culturali e anche tecnologici sono il contesto in cui si muovono le storie
personali dei diversi attori che vivono ai piani alti e bassi del bellissimo castello in cui è
ambientata la serie. Penso che questo non sarà l’unico post che dedicherò a ‘Downtown
Abbey’, ma volevo comunque partire da qualche considerazione generale che
riguarda l’intera serie.
Innanzi tutto
quello che mi ha colpita, che credo fosse precisamente l’intento degli autori,
è che non essendoci una o un protagonista che spiccasse particolarmente su
tutti, l’attesa della puntata successiva era diffusa su diverse situazioni,
d’amore, d’intrigo o altro, che poi, a seconda dei gusti dello spettatore, poteva
propendere più su una o l’altra. Nel mio caso specifico la storia d’amore della
cameriera Anna Smith e del valletto Mr. Bathes è una delle preferite, seguita
subito dopo dal tira e molla di Lady Mary e l’ereditiere Matthew Crawley, che
però in qualche passaggio ha lasciato il posto alle cattiverie e agli intrighi
del cameriere Thomas.
La storia di Anna
e Mr Bathes è bella perché lui, (l’attore Brendan Coyle che ho subito riconosciuto
per aver interpretato Higgins di ‘North & South’!), non è bello, ha la sua
età ed è pure invalido ma ha un fascino ed una onestà profonda che trasmettono quella
sicurezza e quel senso di protezione che molte donne vorrebbero avere dal loro
partner. Anna d’altro canto è giovane, molto carina e dolcissima ma tutt’altro
che ingenua, e dimostra una tenacia e fedeltà al suo amore (quando lui finisce in
carcere perché giudicato colpevole dell’omicidio della moglie) davvero rare. Questa
storia d’amore che nasce a poco a poco, che si manifesta attraverso semplici ma
determinanti gesti (quando lei porta a Bathes un vassoio con la cena la sera
prima della sua presunta partenza definitiva da Downtown e quando lui ricambia
portandole a sua volta un vassoio con la cena quando lei è costretta a letto
con l’influenza) è discreta e intensa e non trascura il colpo di scena con l’omicidio/suicidio
della ormai ex moglie di lui. Bellissima poi nella terza serie, secondo me, la
sorpresa che Anna prepara per Bathes durante il soggiorno estivo in Scozia dei Conti
di Grantham a cui parte della servitù, fra i quali i due nostri, fa da seguito.
Anna infatti in preparazione del ‘Gran ballo annuale della servitù’, impara a
ballare un Reel e si esibisce in tutta la sua delicatezza sotto gli occhi
sorpresi ed estasiati di Bathes.
Non entro qui nel
dettaglio della storia d’amore di Lady Mary e Matthew Crawley, ma mi piace
sottolineare che ho apprezzato particolarmente la trasformazione del
personaggio di Matthew che una volta sposata la sua Mary da l’impressione anche
di esercitare un certo dominio sulla moglie, soprattutto quando questa ostenta
la sua innata cattiveria nei confronti della più sfortunata sorella Edith. Questa
accentuazione del carattere di Matthew lo salva a mio avviso dal rischio di diventare
un marito ‘zerbino’, destinato a rimanere nell’ombra della Lady pensata dalla
produzione per essere una delle protagoniste contemporaneamente più odiate e
più amate dal pubblico.
Come poi non
citare il trio più straordinario di distinte ed anziane signore che si siano
mai viste assieme in una serie Tv? Maggie Smith, Penelope Wilton e Shirley McLaine,
solo come attrici sono una garanzia, ma la miscela esplosiva dei battibecchi in
particolare fra Lady Violet (M. Smith) verso le altre due, sarcastici e divertenti ma senza mai scadere nell’eccesso o
nello scontato, credo sia una delle parti più riuscite della serie. Peccato
solo che la Mc Laine, madre di Cora contessa di Grantham e nonna americana di
Mary, Edith e Sybil, faccia solo una comparsata di poche puntate (le prime due
della terza serie), in occasione del matrimonio di Lady Mary e Matthew, perché il
confronto fra lei e la Contessa madre-Maggie Smith, nell’eterno conflitto fra inglesi
e americani è qualcosa di davvero strepitoso.
Molti altri sono i
personaggi belli e caratterizzanti, a cui magari dedicherò altri pensieri più
avanti.
Concludo questo post citando invece qualche passaggio secondo me poco
riuscito se non addirittura inutile, che fortunatamente però si può superare
per diversi motivi, fra cui anche la bellissima location esterna di Highclere
Castle nell’Hampshire e la cura dei particolari di arredamento ma soprattutto
dei costumi e della loro trasformazione fra il pre e dopo guerra (gonne che si
accorciano, capelli che si arricciano etc.).
Tornando ai passaggi mal riusciti, secondo me piuttosto infelice è stato nella
seconda serie il tentativo dell’ ‘..a volte ritornano..’ di Patrick, cugino
ereditiere ed ex promesso sposo di Lady Mary, sfigurato e irriconoscibile a
seguito di ferite subite in guerra. Poi, anche se gli autori lasciano
volutamente il dubbio, sembra che non fosse neanche lui e sparisce nel nulla
dopo due puntate.
Altrettanto infelice a mio avviso la liason
d’amore o, meglio, la fulminea infatuazione del Conte di Grantham per la
cameriera Jane, oltretutto quando la moglie sembrava stesse per morire di
Spagnola. Magari, se avessero inserito questa distrazione del Conte in un altro
momento e l’avessero approfondita, sarebbe stata anche intrigante ma così
proprio non mi ha convinta.
Poco convincente e un pò triste il tentativo di sedurre il marito vedovo della
povera Sybil, Branson, che, nella terza serie, rimasto solo a Downtown per non
aver voluto seguire il resto della famiglia in Scozia, viene ripetutamente
tentato da una bionda e abbastanza insulsa cameriera che voleva a tutti i costi
riportarlo al nucleo originario dei piani di sotto.
Anche la storia fra l’aiutante in cucina Daisy e il cameriere Alfred,
che aveva un certo potenziale all’inizio, grazie anche a Thomas, il cameriere
cattivo, che interferiva solo per gioco, è stata rovinata dalla soluzione del
matrimonio di compiacenza per il moribondo Alfred e dal trascinarsi sterile dei
sensi di colpa di lei dopo la sua morte.
Ma a parte questo
e poco altro, ‘Downtown Abbey’ è uno spettacolo che per chi ama i Period Drama davvero non va perso!
4 commenti:
OH Laura, con me sfondi una porta aperta, mi è piaciuto talmente tanto che sono voluta andare a visitare quel meraviglioso castello......
tutto come nello sceneggiato, tale e quale. Dall'emozione mi tremavano le ginocchia.....ahhhh che meraviglia!!
Un bacione cara e grazie per questo bellissimo post
Love Susyx
Carissima Susy devo proprio a te e a Silvia di 'vorrei essere un personaggio austeniano', con le vostre bellissime recensioni e post in generale sulla serie, il fatto di essermi buttata a capofitto su Downtown. Avevo visto due o tre puntate ma non continue a causa dell'orario di trasmissione per me non troppo felice..e ci avevo capito pochino..ma adesso aspetto trepidante la quarta serie !! ;) ps che viaggi stupendi che fai però! Già deciso il prossimo tour? A prestissimo
Laura
Ottima riflessione sulla serie: con poche righe hai centrato in pieno i pregi e i difetti di Downton Abbey! Sicuramente è una delle serie inglesi più belle e avvincenti di sempre, con humour e dramma ben calibrati; impossibile non amare questi personaggi così imperfetti... ma per questo così belli perché più che mai reali! La terza serie ha zoppicato parecchio qua e là... ma spero che la quarta stagione possa tornare ai fasti di un tempo!
;-)
Grazie Silvia..non vedo l'ora che sia disponibile perchè sono sicura che anche senza qualche personaggio illustre sarà davvero bella! ^ ^
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