Tempo fa ho letto
una critica letteraria molto interessante su ‘Jane Eyre’ di Charlotte Brontë,
in cui veniva spiegata la scelta dei nomi voluti dall’autrice, con particolar
riferimento ai luoghi in cui è ambientato il romanzo, e sul loro significato.
Un esempio per tutti è il significato dell'incrocio di 'Whitcross', il posto sperduto in mezzo alla brughiera
dove Jane, fuggita sconvolta dalla casa di Rochester in cui era governante e su
cui aveva scoperto orrendi segreti, si trova a dover decidere dove proseguire
la sua nuova vita apparentemente senza prospettive di felicità.
Così ho provato a
fare per gioco, ma senza che vi sia dietro nessun studio etimologico serio (è
doveroso anticiparlo), un esercizio di fantasia sui nomi utilizzati da Jane
Austen nei suoi famosi romanzi e devo dire che qualcosina di collegabile ai
caratteri dei personaggi o dei luoghi scelti è venuto fuori.
Partendo dai
principi azzurri di alcuni dei 6 romanzi compiuti e più noti di zia Jane, si
può riscontrare che fin dal cognome che portano, vi siano evidenze di quanto
questi siano prodi cavalieri, pieni di valore ed onore.
Il Mr. Knightley del romanzo ‘Emma’ è
quello che anche linguisticamente rappresenta meglio il cavaliere (‘Knight’) a tutto tondo: prestante, sicuro di sé, protettivo
e con l’esperienza e l’età giusta per avere una positiva influenza sulla
giovane e non sempre assennata Emma. Egli infatti è quanto di meglio la giovane
eroina del romanzo può desiderare per mantenere la promessa fatta a se stessa
di non abbandonare il padre, rimanere padrona di sé e non aggiungersi alla
schiera delle zitelle stagionate.
Un altro
cavaliere romantico che si svela a poco a poco nel bellissimo romanzo ‘Ragione
e Sentimento‘, e di cui già il nome ne avrebbe anticipato le gesta è il Colonnello Brandon. Il sostantivo ‘brand‘
infatti, fra i vari significati ha anche quello di spada, che è quella che il nostro brandisce (appunto…) nel duello contro il mascalzone che ha
disonorato la sua giovane protetta, figlia
presa in custodia del suo perduto primo amore. Brandon è soprattutto
però colui che salva Marianne, che le sta discretamente vicino sempre e senza
riserve, attendendo con pazienza che lei lo riconosca come l’uomo della sua vita
a cui è destinata.
Un altro
personaggio da me molto amato di cui si può dire ‘nomen est omen’, è il bel Capitano
Wentworth, amore mai dimenticato dell’eroina Anne Elliot nel romanzo
‘Persuasione’. ‘Worth’ infatti in
inglese significa degno, di valore,
meritevole: e chi più di Frederick Wentworth rappresenta il coraggio e la
tenacia di aver realizzato la fortuna, navigando per i mari, che gli permetterà
di coronare il suo amore perduto in giovane età?
Prima invece di
passare alle analogie trovate fra le protagoniste o co-protagoniste femminili,
faccio un veloce accenno a un’allusione che mi viene sul cognome di uno dei più
illustri mascalzoni che incontriamo in ‘Orgoglio e Pregiudizio’, Mr. Wickham , che tanto aveva fatto
girare la testa a Lizzie Bennet almeno a prima vista. ‘Wick’ infatti significa lumicino, stoppino e, anche se senza
dubbio è un po’ una forzatura, mi piace azzardare che il suo nome anticipi
quanto poco possa fare egli in termini di ‘luminosità’ di fronte al magnifico
Darcy!
Tra le eroine dei
romanzi austeniani una su tutte ha un nome che la rappresenta appieno: Fanny Price di Mansfield Park. ‘Price’ infatti fra i vari significato ha
quello di valore, prezzo, e chi
conosce il romanzo sa di quanta virtù, umiltà e pazienza è dotata la giovane
protagonista e del prezzo appunto che ha dovuto pagare per anni per coronare
infine il suo amore con l’adorato cugino Edmund. Anche se è un personaggio
minore del romanzo ‘Emma’, trovo che anche Jane
Fairfax, abbia nel cognome dei riferimenti con le caratteristiche di
personalità che la contraddistinguono. L’antagonista di Emma infatti, sebbene
all’inizio venga introdotta da Jane Austen come personaggio dubbio, con dei
segreti sospetti e quindi più negativo che altro, alla fine dimostra e
rappresenta in realtà le tipiche sofferenze della condizione femminile della
middle class del tempo. Jane infatti, combattuta nell’incertezza di poter
sposare il suo Frank Churchill, con cui è segretamente fidanzata da un po’, e
priva di un patrimonio su cui contare, vede con rammarico come unico rimedio
all’indigenza il dover prestare servizio come governante. Nonostante ciò
continua a sperare nel suo giovane amore e a garantirgli fedeltà assoluta e
discrezione per non comprometterlo, proprio come sta ad indicare la prima parte
del suo cognome: ‘Fair’ in inglese significa giusto, leale, discreto.
In altri nomi ho
ritrovato qualche riferimento ai luoghi d’ambientazione degli amati romanzi. Ad
esempio la famiglia Musgrove,
imparentata con gli Elliot di ‘Persuasione’ hanno nel cognome il riferimento ai
boschetti e ai luoghi di campagna in cui vivono (grove = boschetto, frutteto); l’ammiraglio e la moglie Croft, in inglese piccolo
podere, nello stesso romanzo, non potevano avere cognome migliore per
rappresentare la dimensione familiare e semplice in cui vivono e che tanto
ammira Anne; Northanger Abbey o
‘l’Abbazia della Rabbia del Nord’ dell’omonimo romanzo, sembra rappresentare il
pessimo carattere del Generale Tilney, padre tiranno di Henry e Caroline che
alla fine soccomberà ai suoi ambiziosi piani.
E qualcos’altro
si potrebbe dire sui cognomi Dashwood, Woodhouse, Moreland ma è meglio che mi
fermi qui perché, oltre a rendermi conto che forse non era questo l’intento di
Jane Austen nell’utilizzo di tutti i nomi fatti, potrei davvero andare su
interpretazioni sempre più improbabili!
2 commenti:
Beh Laura, se non era questo l'intento di Jane.......
Ma lo sai che hai fatto una grande scoperta?!
E' vero, ogni nome in qualche maniera riporta al carattere del personaggio.
Hai davanti a te una nuova professione....ricercatrice di nomi..
Esiste?!
Buona domenica cara
Love Susy x
Grazie Susy, chissà con i tempi che corrono magari ci penso davvero ;D ! Passa una domenica serena
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