L'altro
giorno pioveva e faceva freddino, avevo la pressione bassa, ero
stanca e sonnolenta e non avevo voglia di vedere nessuno. Il dovere
mi imponeva comunque di uscire di casa per comprare il regalo per il
compleanno del mio piccolino che avremmo festeggiato due giorni dopo.
Quasi in trans ho raggiunto il Centro Commerciale e, fatta la
commissione prevista, mi sono diretta nella zona libri come di
consuetudine.

Saltate le aree di non interesse, mi sono fermata
davanti alla sezione romanzi e ho cominciato a scandagliare titoli,
autori, recensioni. Non mi ci è voluto molto per farmi attirare da
un titolo e da una copertina con disegni per me rassicuranti e
familiari. Per chi non mi conoscesse da molto, come già scritto qui,
quando ho impellente bisogno di un libro, la mia scelta è guidata
dall'istinto (o meglio 'dalla pancia') e i discutibili criteri a cui
mi affido sono il colore della copertina, la lunghezza del libro
(meglio se breve) e il titolo. Dopo neanche un quarto d'ora dunque mi
trovavo sul divano di casa con la coperta di pile sulle gambe e un
caldo te a portata di mano (...si, ahimè, in pieno Maggio..) a
cominciare a sfogliare le pagine di 'Il risveglio della signorina
Prim' di Natalia Sanmartin Fenollera. E che rivelazione! Non sono
riuscita a staccarmi da questo romanzo finchè non l'ho completato,
rinunciando a qualche ora di sonno e anche ai pochi momenti che
dovrei dedicare alla tesina che devo consegnare a brevissimo. Ma non
importa..sono ancora pervasa dall'effetto che ha avuto su di me,
forse perchè in parte mi ci sono riconosciuta nelle scelte della
Signorina Prim, in questo particolare momento della mia vita, e ho
avuto delle sorprendenti conferme. In breve il romanzo parla di
questa ragazza trentenne che decide di dare un taglio netto alla vita
frenetica, 'senza aria' e spesso tacciata delle peggiori meschinità, tipica della donna in carriera, che cerca di far valere le sue capacità,
le sue ottime conoscenze accademiche e la sua personalità in un
mondo che è intorpidito, che non vede più le cose, le persone e la
loro bellezza. La signorina Prim, licenziatasi, decide quindi di
accettare un lavoro da bibliotecaria in un piccolo paesino sperduto
alle dipendenze di un 'gentiluomo', così come richiedeva l'annuncio,
con la sensazione che quella dimensione d'altri tempi avrebbe fatto al caso
suo.

Arrivata nel paesino, non senza difficoltà comincia a conoscere
e ad apprezzare gli abitanti e gli usi semplici e tradizionali di
quella che a tutti gli effetti era una colonia, un'oasi indipendente
dalla frenesia della vita moderna, popolata da personaggi curiosi,
intriganti e dotati di straordinaria cultura e profondità di
pensiero. Fra tutti questi spicca il suo datore di lavoro, 'l'uomo
dello scranno', un uomo affascinante di elevata cultura classica (con
un vago richiamo al magnifico Darcy austeniano), fondatore di quella
comunità in cui i bambini vengono educati secondo modalità al di
fuori di ogni regola accademica e secondo i principi e i testi degli
antichi sapienti e filosofi. Le pagine scorrono e il viaggio della
signorina Prim si fa sempre più profondo e complesso, perchè le sue
certezze, i suoi meccanismi di difesa e i blocchi che la scuola, la
società e la famiglia le hanno impresso vengono a poco a poco
scardinati uno alla volta. Il suo viaggio, che passa attraverso una
vera e propria crisi di autogoverno, si completerà con il risveglio
o l'acquisizione di quella consapevolezza che le farà finalmente
vedere la semplicità, la bellezza delle cose e delle persone e non
ultimo le farà trovare l'amore per cui vale davvero la pena di
vivere. L'autrice da spessore al romanzo grazie alle riflessioni,
condivisibili o meno, sul sistema scolastico, la religione e la
trascendenza, il femminismo e i molti riferimenti e citazioni ad
opere ed autori classici che infarciscono le schermaglie dialettiche
fra la bibliotecaria e il suo datore di lavoro e non solo.

La stessa
autrice alleggerisce poi i toni descrivendo con singolarità e
simpatia i personaggi stravaganti del piccolo paesino e le
prelibatezze proposte nelle molteplici merende a cui la protagonista
è sistematicamente invitata a partecipare. Bello questo romanzo,
delicato e femminile, lo consiglio vivamente a chi ha bisogno di un
rifugio in un momento di incertezza e di tristezza; lo consiglio a
chi ha bisogno di realizzare che in certi momenti della vita bisogna
avere il coraggio di cambiare e che la ricerca in se stessi o di se
stessi può solo fare un gran bene e far vivere al meglio.