Spostandosi
dall’800 al Medioevo sono interessanti le analogie che si trovano fra miti e
storie d’amore famosissime e altrettanto tragiche che spesso sono diventate
simbolo della rappresentazione dell’amore come desiderio devastante, passione e sofferenza (pathos) che porta infine gli
amanti alla morte. Il Medioevo è un’epoca in cui la persona, la sua volontà o
le sue caratteristiche, non erano determinanti nello svolgersi degli eventi,
predominava invece l’idea che essa fosse del tutto in balia del destino o Fato.
La persona inoltre era tale non in quanto essere unico e speciale (Sé) ma in quanto appartenente ad una
comunità a cui era strettamente dipendente in base a doveri e convenzioni non
discutibili.
Il
mito di origini celtiche di Tristano e Isotta, racconta di un giovane guerriero
della Cornovaglia, nipote del re Marco che per riscattare la sua terra dalla
sottomissione da parte del re d’Irlanda decide di partire e sopraffare i suoi
nemici. Dopo uno scontro in battaglia viene ferito e curato a sua insaputa
delle bella figlia del re irlandese, Isotta, che a sua volta non lo riconosce
come nemico. Dopo ulteriori vicende che fanno incontrare nuovamente Isotta e
Tristano, re Marco decide di sposare la figlia del re Irlandese per sanare la
rivalità fra i due popoli e la ragazza accetta. Succede però che Tristano,
incaricato di accompagnare la ragazza allo zio, beva erroneamente un filtro
magico che la madre di Isotta aveva preparato per i futuri sposi, e lo fa bere
anche ad Isotta. Risultato di questo, i due si innamorano perdutamente e da li
è tutto un susseguirsi di trucchi, menzogne, espedienti e anche una fuga nella
foresta per portare avanti il loro amore clandestino che dovrà cedere davanti
al comunque predeterminato destino di Isotta sposa di re Marco.
Tristano
sposa a sua volta una donna -senza consumare il matrimonio- la quale alla fine
sarà causa della tragica morte dei due protagonisti. Ella infatti, scoperto
l’amore del marito per Isotta, quando questo viene nuovamente ferito in
battaglia e manda a chiamare Isotta per curarlo con i suoi rimedi da curatrice, fa in modo di fargli credere che l’amata non vuole raggiungerlo e
così Tristano si lascia morire. Arrivata Isotta dal defunto amore si lascia a
sua volta morire.

Non
c’è dunque nessuna possibilità per questo amore che cerca in tutti i modi di
trovare il suo spazio se non quando trascende nell’eternità della morte.
La
tragedia shakespeariana più famosa al mondo, Romeo e Giulietta ha dei punti in
comune con il mito di Tristano e Isotta. Lo scontro fra due popoli opposti, qui
fazioni, i Capuleti e i Montecchi e le difficoltà dell’amore fra i due
protagonisti superata in parte con l’inganno della celebrazione del loro
matrimonio all’insaputa di tutti; la pozione magica che Frate Lorenzo da a
Giulietta per evitare il matrimonio impostole con Paride, giovane nobile che
l’ha chiesta in sposa, che la fa sembrare morta per 42 ore in attesa che il suo
Romeo la vada a prendere per fuggire insieme; l’equivoco di Romeo che pensa che
lei sia morta (Tristano pensava che Isotta non lo volesse più) che lo porta a
suicidarsi mentre Giulietta stessa si sta risvegliando; il repentino
ricongiungimento dei due amanti nella morte come unico rimedio per rimanere per
sempre uniti.
Anche
qui il Fato è sovrano almeno a livello terreno, le pozioni magiche o i rimedi
curativi che dir si voglia, innescano potenti processi irreversibili (l’amore
per Tritano e Isotta, la morte per Giulietta e Romeo) e la passione dei due
amanti raggiunge i massimi livelli di romanticismo che mai sono stati
tramandati.
Oltre
a leggere la tragedia di Shakespeare e raccogliere informazioni sul mito di
origine celtica o ritrovarlo proposto qua e là da vari autori, meritano essere
visti gli adattamenti cinematografici. In particolare ‘Tristano e Isotta’ di
Kevin Reynolds del 2005 con il notevole James Franco e Sophia Myles, il
bellissimo ‘Romeo e Giulietta’ di Franco Zeffirelli del 1968 con Olivia Hussey
e Leonard Whiting o il più moderno ‘Romeo+Juliet’ di Baz Luhrmann del 1996 con
un giovane Leonardo di Caprio e Claire Danes.
Sempre
medievali, ma senza filtri magici e di un modello di amore più cortese sono
invece le storie di Ginevra e Lancillotto e di Paolo e Francesca di memoria
dantesca, di cui però farò in un altro post qualche altra piccola riflessione.