venerdì 7 settembre 2012

La cura della persona nei romanzi sentimentali dell'800


Uno degli aspetti che mi ha sempre affascinato e aiutato a proiettarmi nell’immaginario ottocentesco durante le mie letture preferite, è la descrizione dell’abbigliamento, in particolare femminile, accompagnato dalla generale cura della persona che tipicamente sembrava caratterizzare le donne appartenenti alla classe media e ancor di più alla upper class. In particolare è sulla cura della persona che vorrei soffermarmi oggi con qualche riflessione.  Il ceto sociale sicuramente faceva la differenza sulla qualità di una acconciatura bella e alla moda e un vestito di stoffa preziosa e confezionato su misura. Penso ad esempio ad una 'Caroline Bingley di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di Austen o Lady Harriet di ‘Wives and Doughters’ di Gaskell. Belle, ben acconciate, chiare di carnagione e con modi eleganti, anche se non necessariamente simpatiche (la prima in particolare). Poi mi sposto su Jane Eyre quando esce dall’orfanotrofio/collegio per diventare tutrice della figlia di Rochester, e si presenta in possesso di due semplicissimi abiti (uno nero invernale e uno più elegante e leggero di colore grigio) ma ben pettinata, sebbene in modo semplice, e curata. Come non ricordare infine la preparazione delle sorelle Bennet, fra acconciature, nastri e mussoline per l’attesissimo ballo a Netherfield o la partecipazione alla vita mondana di Bath corredata da nuovi abiti, cappellini ed altro di Catherine di Northanger Abbey sempre della nostra magnifica Austen ?
Questo immaginario viene poi confermato se non migliorato dalle immagini del miglior film a mio avviso realizzato su ‘Orgoglio e Pregiudizio’, quello di Joe Wright del 2005, o da quelle di Jane Eyre del 1996 di Franco Zeffirelli (devo ancora vedere quello del 2011 con Michael Fassbender ma essendo una produzione BBC non ho grossi dubbi sul risultato).
Tornando alla cura della persona quindi, da come sopra riportato, è interessante notare come queste signore riuscissero ad apparire ordinate e pulite nonostante la notorietà di alcuni usi e costumi del tempo.
Partendo dal presupposto che storicamente i greci e in particolare i romani avevano una cura e igiene personale decisamente spiccata e rinomata per i tempi, basti solo pensare alle numerose terme, le depilazioni ricorrenti anche negli uomini (si narra che Giulio Cesare ci tenesse molto) piuttosto che gli oli e 
le essenze con cui si cospargevano corpo e capelli o le sostanze in cui si facevano i bagni (Poppea nel latte di asina), a partire dal Medioevo ci fu un progressivo degradare dell’utilizzo dell’acqua e delle abluzioni in generale, fino a giungere alla quasi totale assenza di cure igieniche del ‘700. L’800 per fortuna vide poi riconsiderare l’utilità dell’acqua, non più considerata come pura origine di malattia di ogni sorte (in parte anche vero) e il ridimensionamento dell’utilizzo di profumi ed essenze per coprire sgradevoli effluvi che originavano mix sicuramente esplosivi.
Possiamo così dire che ben lungi dalle ripetute docce giornaliere o dalla cura maniacale di denti e crini a cui ci sottoponiamo oggi, le nostre signore dell’Ottocento l’acqua un po’ la usavano ma molto aiutavano gli usi e costumi del tempo che mi piace ricordare.
I capelli ad esempio non si lavavano spesso nell’arco di un mese di calendario, per cui le belle cuffiette ricamate da notte o da giorno servivano per proteggere le chiome ma soprattutto per coprirle in assenza di una bella acconciatura. Le acconciature più o meno elaborate prevedevano anche l’applicazione di fiori profumati e in alcuni casi l’uso della cipria (di cui all’inizio Ottocento se ne è progressivamente perso l’uso) per assorbire lo sporco. Il cambio d’abito per la cena era di regola soprattutto nell’alta società ma non solo, e se proprio ci si sentiva in disordine più che lavarsi ci si cambiava la biancheria o la camicia.
E i denti come andavano puliti? Meravigliosa è la parte del film ‘Lost in Austen’ quando la protagonista Amanda (che alla fine prende il posto di Liz Bennet con tanto di notevole Darcy)  chiede a Jane cosa mai potevano servire le foglie di salvia, i legnetti e il gesso messi sulla toeletta della camera di Liz in cui era stata ospitata.
Le persone appartenenti alla classe media non facevano frequentemente bagni e non tutte le nobili residenze possedevano delle vere e proprie stanze da bagno, ma a me piace pensare che un tuffo nel laghetto di proprietà come quello fatto da Darcy-Colin Firth nella nota miniserie, ripaghi e ripulisca di ogni sudata dopo una lunga cavalcata!
Per concludere cito un libro che con curiosità ho scovato, comprato e letto, intitolato ‘Shopping con Jane Austen’ - perché nulla va lasciato intentato quando si ha una passione- ma che non mi ha entusiasmato in generale e in particolare per il dettaglio con cui è stata messa in evidenza proprio la scarsa cura personale di alcuni personaggi minori, che però lasciava intendere fosse propria del periodo storico intero. Se si legge un’epoca passata con la lente dell’oggi il risultato è scientifico e non letterario..

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