mercoledì 5 settembre 2012

Proposte di matrimonio rifiutate


Alla luce delle statistiche dei nostri giorni circa l’aumento vertiginoso delle separazioni e/o divorzi, dove spesso è la donna a determinare la fine del rapporto, quasi tutti (ma potremmo anche togliere il ‘quasi’) gli amati romanzi sentimentali dell’800 da me letti e riletti manifestano come leit motive o, se vogliamo, come obiettivo sociale primario quello del matrimonio, possibilmente in giovane età per le donne, perché altrimenti superati i 23-25 anni di allora si cadeva già nella categoria delle ‘zittelle’. A queste poi non rimaneva che o occuparsi dei genitori anziani (destino già segnato per la minore delle figlie Bennett in ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di Austen, Mary ) o compiacere gli altri stoltamente per non essere completamente isolate/rigettate dalla società ingabbiata nelle convenzioni sociali di allora (la sig.ina Barnes del romanzo ‘Emma’ di Austen), dominate dal predominio e privilegio maschile. Un po’ fuori dal coro, ma non troppo se notiamo l’età delle signore (per lo più zitelle o in qualche caso vedove da molto tempo) le magnifiche protagoniste dei racconti di ‘Cranford’ di Gaskell attorno a cui ruota la vera dimensione di affettività sociale di quell’immaginario paese della campagna inglese.
Ma visto che buona parte degli autori di queste opere sono donne dell’Ottocento, mi piaceva mettere in evidenza come spesso queste hanno fatto ricorso al meccanismo del rifiuto della proposta di matrimonio manifestata o sottointesa dallo spasimante o pretendente che si voglia definire, sia come espediente letterario per vivacizzare il romanzo sia, a mio avviso, per mettere in risalto una delle poche licenze che si potevano permettere alcune donne/eroine, le più anticonformiste, verso gli uomini di allora.  Mr. Darcy di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ ne sa qualcosa (..non servirebbe nemmeno scrivere di che romanzo fa parte questo mitico personaggio e d’ora in poi non lo farò più), così come Mr. Thorntorn di ‘North & South’ di Gaskell. Penso anche al bel Capitano Wentworth di ‘Persuasion’, anche se credo che non abbia avuto il tempo tecnico di chiedere la mano di Anne Elliot perché è stata appunto persuasa prima a lasciarlo. Cito per primi questi tre bei personaggi perché alla fine ottengono comunque la mano della loro amata, nonostante la falsa partenza, e quindi mi piace accomunarli. Altro motivo per farlo è che sono tutti e tre molto orgogliosi e rancorosi in certi passaggi verso chi ha osato rifiutarli, in due su tre casi anche con una certa dose di disprezzo. Emerge invece netta la differenza dello status sociale dei nostri, in quanto Darcy è un gran signore di nobili origini e con tutt’altro che modesto patrimonio e i due parvenu, tutti da ammirare, sono Wentworth il marinaio diventato Capitano danaroso e Thorntorn ex garzone di un commerciante di stoffe diventato poi ricco industriale (che si perde economicamente verso la fine ma per nobili ideali..). Non saprei dire chi mi piace di più dei tre ma dopo anche aver visto i film o le miniserie della BBC relative, penso che Wentworth abbia rapito definitivamente il mio cuore (quello biondo - alias  Rupert Penry-Jones- lo rappresenta al meglio esteticamente, quello moro invece – alias Ciaran Hinds- a mio avviso troppo anzianotto per essere credibile..).
 Personaggio minore ma che viene dapprima rifiutato ma poi rivalutato e finalmente sposato  dalla sua amata Harriet è anche Mr. Martin, giovane agricoltore dal cuore buono nel romanzo ‘Emma’.
Ma che dire dell’improbabile reverendo Collins di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ o del calcolatore Mr. Elliot cugino di Anne di ‘Persuasion’ rifiutati entrambi? Qui nulla da ridire se le nostre eroine non ci hanno ripensato..
Infine cito l’avvocato Lennox di ‘North and South’ perché altrimenti non sarebbe esistito il triangolo amoroso per la nostra Margaret, ma devo ancora decidere se collocarlo fra i buoni o i cattivi.
Quindi molte le descrizioni dei rifiuti di proposte di matrimonio a discapito dell’uomo che, o per diritto acquisito/ereditato o per ferma convinzione che comunque la donna era succube e costretta ad accettare per garantirsi il futuro, un po’ più raramente invece per amore, ne usciva sofferente ed amareggiato dal torto subito (non i tutti i casi comunque). E che meraviglia le descrizioni della sofferenza introspettiva che in un caso specifico è durata per 8 anni (Persuasion).
Oggi giorno credo che difficilmente si arrivi a subire un rifiuto formale di quel tipo, infatti prima ci si ‘conosce’ anche biblicamente, spesso si va a convivere per ‘provare a vedere se funziona’ etc. . Non voglio approfondire questo delicato tema che meriterebbe riflessioni sociologiche di esperti quale io non sono e che in buona parte probabilmente è espressione del tipo di società e delle convenzioni di oggi e di allora.
Pur trovando nelle mie letture preferite di quell’epoca molte assonanze o similitudini su altre tematiche, rispetto a quella del matrimonio è evidente che predominano le differenze, almeno per le popolazioni occidentali e sempre parlando in generale.
 

1 commento:

Anonimo ha detto...

"...ci sei riuscita egregiamente, Laura, partendo dal racconto, tutto inizia dal racconto, in Occidente e in Oriente, miti, epos, religioni, il racconto dice come l'uomo percepisce la propria vita, è la base di ogni studio dei processi mentali, sia esso scritto sia orale, e la letteratura inglese dell'Ottocento è uno dei cardini di questo processo conoscitivo... anche la psicologia scientifica e clinica attuale hanno in grande considerazione le narrazioni... poi bello il sottotitolo "La bellezza del romanticismo", romanticismo storico certo, ma anche universale, di ogni tempo e luogo, di ogni anima e di ogni corpo vivente, anche il corpo pensa e sogna e noi diciamo che lo fa con l'anima ma l'anima è Psuchè, e quindi parte del corpo (San Tommaso e Jung sono d'accordo), buon cammino!"

renato