Alla luce delle statistiche dei nostri giorni circa
l’aumento vertiginoso delle separazioni e/o divorzi, dove spesso è la donna a
determinare la fine del rapporto, quasi tutti (ma potremmo anche togliere il ‘quasi’)
gli amati romanzi sentimentali dell’800 da me letti e riletti manifestano come leit motive o, se vogliamo, come
obiettivo sociale primario quello del matrimonio, possibilmente in giovane età
per le donne, perché altrimenti superati i 23-25 anni di allora si cadeva già
nella categoria delle ‘zittelle’. A queste poi non rimaneva che o occuparsi dei
genitori anziani (destino già segnato per la minore delle figlie Bennett in ‘Orgoglio
e Pregiudizio’ di Austen, Mary ) o compiacere gli altri stoltamente per non
essere completamente isolate/rigettate dalla società ingabbiata nelle
convenzioni sociali di allora (la sig.ina Barnes del romanzo ‘Emma’ di Austen),
dominate dal predominio e privilegio maschile. Un po’ fuori dal coro, ma non
troppo se notiamo l’età delle signore (per lo più zitelle o in qualche caso
vedove da molto tempo) le magnifiche protagoniste dei racconti di ‘Cranford’ di
Gaskell attorno a cui ruota la vera dimensione di affettività sociale di quell’immaginario
paese della campagna inglese.
Ma visto che buona parte degli autori di queste opere sono
donne dell’Ottocento, mi piaceva mettere in evidenza come spesso queste hanno
fatto ricorso al meccanismo del rifiuto della proposta di matrimonio
manifestata o sottointesa dallo spasimante o pretendente che si voglia
definire, sia come espediente letterario per vivacizzare il romanzo sia, a mio
avviso, per mettere in risalto una delle poche licenze che si potevano
permettere alcune donne/eroine, le più anticonformiste, verso gli uomini di
allora. Mr. Darcy di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ ne sa qualcosa (..non
servirebbe nemmeno scrivere di che romanzo fa parte questo mitico personaggio e
d’ora in poi non lo farò più), così come Mr. Thorntorn di ‘North & South’
di Gaskell. Penso anche al bel Capitano Wentworth di ‘Persuasion’, anche se
credo che non abbia avuto il tempo tecnico di chiedere la mano di Anne Elliot
perché è stata appunto persuasa prima a lasciarlo. Cito per primi questi tre bei personaggi perché alla fine
ottengono comunque la mano della loro amata, nonostante la falsa partenza, e
quindi mi piace accomunarli. Altro motivo per farlo è che sono tutti e tre
molto orgogliosi e rancorosi in certi passaggi verso chi ha osato rifiutarli,
in due su tre casi anche con una certa dose di disprezzo. Emerge invece netta
la differenza dello status sociale dei
nostri, in quanto Darcy è un gran signore di nobili origini e con tutt’altro
che modesto patrimonio e i due parvenu,
tutti da ammirare, sono Wentworth il marinaio diventato Capitano danaroso e
Thorntorn ex garzone di un commerciante di stoffe diventato poi ricco
industriale (che si perde economicamente verso la fine ma per nobili ideali..).
Non saprei dire chi mi piace di più dei tre ma dopo anche aver visto i film o
le miniserie della BBC relative, penso che Wentworth abbia rapito
definitivamente il mio cuore (quello biondo - alias Rupert Penry-Jones- lo rappresenta al meglio
esteticamente, quello moro invece – alias Ciaran Hinds- a mio avviso troppo
anzianotto per essere credibile..).
Personaggio minore ma che viene dapprima rifiutato ma poi
rivalutato e finalmente sposato dalla
sua amata Harriet è anche Mr. Martin, giovane agricoltore dal cuore buono nel
romanzo ‘Emma’.
Ma che dire dell’improbabile reverendo Collins di ‘Orgoglio
e Pregiudizio’ o del calcolatore Mr. Elliot cugino di Anne di ‘Persuasion’
rifiutati entrambi? Qui nulla da ridire se le nostre eroine non ci hanno
ripensato..
Infine cito l’avvocato Lennox di ‘North and South’ perché
altrimenti non sarebbe esistito il triangolo amoroso per la nostra Margaret, ma
devo ancora decidere se collocarlo fra i buoni o i cattivi.
Quindi molte le descrizioni dei rifiuti di proposte di
matrimonio a discapito dell’uomo che, o per diritto acquisito/ereditato o per
ferma convinzione che comunque la donna era succube e costretta ad accettare
per garantirsi il futuro, un po’ più raramente invece per amore, ne usciva
sofferente ed amareggiato dal torto subito (non i tutti i casi comunque). E che
meraviglia le descrizioni della sofferenza introspettiva che in un caso
specifico è durata per 8 anni (Persuasion).
Oggi giorno credo che difficilmente si arrivi a subire un
rifiuto formale di quel tipo, infatti prima ci si ‘conosce’ anche biblicamente,
spesso si va a convivere per ‘provare a vedere se funziona’ etc. . Non voglio
approfondire questo delicato tema che meriterebbe riflessioni sociologiche di
esperti quale io non sono e che in buona parte probabilmente è espressione del
tipo di società e delle convenzioni di oggi e di allora.
Pur trovando nelle mie letture preferite di quell’epoca
molte assonanze o similitudini su altre tematiche, rispetto a quella del
matrimonio è evidente che predominano le differenze, almeno per le popolazioni
occidentali e sempre parlando in generale.
1 commento:
"...ci sei riuscita egregiamente, Laura, partendo dal racconto, tutto inizia dal racconto, in Occidente e in Oriente, miti, epos, religioni, il racconto dice come l'uomo percepisce la propria vita, è la base di ogni studio dei processi mentali, sia esso scritto sia orale, e la letteratura inglese dell'Ottocento è uno dei cardini di questo processo conoscitivo... anche la psicologia scientifica e clinica attuale hanno in grande considerazione le narrazioni... poi bello il sottotitolo "La bellezza del romanticismo", romanticismo storico certo, ma anche universale, di ogni tempo e luogo, di ogni anima e di ogni corpo vivente, anche il corpo pensa e sogna e noi diciamo che lo fa con l'anima ma l'anima è Psuchè, e quindi parte del corpo (San Tommaso e Jung sono d'accordo), buon cammino!"
renato
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