Difficile non
scrivere cose banali o già più volte trattate su Charlotte Brontë, singolare
quanto straordinaria autrice di poesie e famosi romanzi di metà Ottocento. Dopo
però aver terminato il libro ‘Romacing Miss Brontë’ (2012)

di Juliet Gael, ho
trovato interessante riflettere sugli aspetti più romantici, appunto, della sua
vita, che difficilmente nelle normali biografie sono stati descritti con cura.
Invece in questo libro della Gael, che tratta della vita di Charlotte e della
sua famiglia in modo romanzato, e presumibilmente anche in parte inventato o
ricostruito liberamente, ne viene fuori un ritratto molto più gentile se
vogliamo, più umano e passionale di quanto non mi fossi immaginata prima. Tempo
fa avevo letto la ‘La vita di Charlotte Brontë’ (1857) di Elizabeth Gaskell, un
bel tomo abbastanza dettagliato di fatti ricostruiti sia sulla base di
personali ricordi e informazioni, essendo l’autrice amica della stessa Charlotte,
sia sulla base di studi, interviste e analisi della corrispondenza fatta in
merito alla sua vita. In quanto biografia la Gaskell ha pedissequamente
riportato tutti i passaggi salienti della vita di Charlotte, dal triste periodo
scolastico nel collegio per poveri, che a causa delle pessime condizioni
igieniche aveva sterminato 2 delle sue 4 sorelle, all’esperienza più positiva
degli studi condotti a Bruxelles, fino agli ultimi anni della sua breve vita
che dopo averla fatta assistere impotente alla tragica morte di tutti i suoi
cari, eccezion fatta del padre, le ha concesso poco più di un anno di felicità
matrimoniale non coronata però dalla buona riuscita della gravidanza che ne

ha
infine decretato la morte. Quello che però la Gaskell ha tralasciato è proprio
quello che poi a detta della stessa Charlotte è stata fonte primaria
d’ispirazione dei suoi notevoli romanzi, primo fra tutti Jane Eyre, ovvero le
sue personali esperienze, i primi innamoramenti che hanno generato quell’ideale
di uomo non necessariamente perfetto ma vero e con sentimenti nobili che fosse
in grado di capire lei/le sue eroine nel profondo guardando oltre l’aspetto
fisico. La Gaskell ha preferito sottolineare pesantemente la solitudine fisica
ed emotiva in cui erano cresciute le sorelle, l’ambiente rude ed orgoglioso
della gente dello Yorkshire, le difficili condizioni ambientali ed igieniche
che caratterizzavano quei posti gelidi d’inverno e umidi e insalubri nel resto
dell’anno, per giustificare le inevitabili conseguenze delle precoci dipartite
dei familiari, della fragilità fisica della stessa Charlotte nonché della
selvaggia natura dell’indiscusso talento di diversi componenti della famiglia Brontë. La Gael invece si è soffermata sui 3 uomini
al di fuori della stretta cerchia parentale che hanno indelebilmente segnato ed
accompagnato la vita amorosa di Charlotte Brontë.
Il primo è stato
Constantin Héger (1809-1896), insegnante belga, che nel 1942 accolse per circa
un anno nella sua scuola di Bruxelles gestita con la moglie Mde Héger, le
sorelle Emily e Charlotte, lì mandate dal Reverendo Brontë con lo scopo di
perfezionare la conoscenza della lingua francese e tedesca. Successivamente
Charlotte tornò nella

stessa scuola nel 1943 in veste di insegnante e nel breve periodo
di permanenza sembra che sia stata letteralmente travolta dall’amore non
ricambiato per il suo maestro. Nonostante la rigidità della forma di educazione
che le veniva impartita, dalla rigorosità dei tempi e delle attività a cui era
dedita sia da studentessa che da insegnante Charlotte rimase colpita dal modo
in cui Héger riuscì a leggerla nel profondo, a superare sia il modesto aspetto
fisico che la chiusura e singolarità del carattere che la contraddistingueva
dalla maggior parte delle altre ospiti della scuola. Questo le diede la
possibilità di sentirsi per la prima volta accettata da qualcuno al di fuori
della stretta cerchia familiare, di potersi confrontare senza barriere nel
vorticare dei suoi pensieri e saperi e tutto ciò si tramutò in un tormentato
amore che per anni la ossessionò fino a spingerla a dichiarare i suoi
sentimenti ripetutamente per iscritto, pur sapendo di non avere alcuna
speranza. Questa passione, che sembra la portò a conservare gelosamente per
anni le uniche 5 lettere mandategli da Héger in una corrispondenza quasi subito
interrotta dal volere della moglie di lui, ha dato origine ai personaggi maschili
principali dei romanzi ‘Il Professore’ e ‘Villette’ dove semplici e modeste
giovani eroine si innamorano senza alcuna speranza di questi ideali quanto
spietati e distaccati uomini. Di Héger però si ritrova qualche spunto anche in
Rochester di ‘Jane Eyre’ , laddove la matura età, la capacità di leggere nel
profondo la solitudine e la forza di Jane ne ricordano senza dubbio le
caratteristiche della prima vera passione amorosa di Charlotte.

Il secondo uomo
che ha segnato la vita amorosa di Charlotte è stato il suo primo e unico
editore, George Smith, proprietario della casa editrice ereditata dal padre che
credette per primo nel talento nascosto ma già visibile della opera prima di
Charlotte ’Il Professore’ che sebbene pubblicata postuma fece da apripista
nella credibilità al successo letterario dell’anno che fu ‘Jane Eyre’. George
era un bel giovane, benestante, gran lavoratore ma anche avvezzo alla mondanità
che, visto anche il suo lavoro, gli faceva frequentare i salotti più esclusivi
della Londra di quel periodo. Più giovane di circa 10 anni di Charlotte quando
ella uscì finalmente dall’anonimato dei Currer Bell, George si fece in quattro
per introdurla negli ambienti letterari che contavano, nel farle godere la vita
dell’opera degli eventi esclusivi e di alta società a cui Charlotte partecipava
con estrema difficoltà per la natura del suo carattere ma con altrettanto
riconoscimento a questo giovanotto bello, colto ed elegante che la accompagnava
e con cui aveva creato una intima complicità. Lui era affascinato
intellettualmente da questa minuta ma forte creatura che sembrava venuta da un
altro mondo, ma nulla di più. George Smith era più attento, da buon editore, a
fare in modo che nessun stimolo mancasse a questa autrice da lui scoperta.
L’incanto fra i due si ruppe quando il secondo personaggio maschile al centro
dell’attenzione nel romanzo ‘Villette’, creato su di lui, con gli stessi tratti
e con il carattere aperto, mondano e vanitoso, non fu quello che Charlotte
scelse come ideale romantico della sua eroina

Lucy Snowe che preferì a lui l’insegnante
Paul Emanuel, imperfetto ma molto più intenso umanamente. George, anche per
l’immagine non lusinghiera che alla fine ne emerse del personaggio del romanzo
e quindi di lui stesso, si offese, perché a suo avviso era stato colpito
ingiustamente e raffreddò così i suoi rapporti con l’autrice che finalmente si
rese conto dell’opportunismo peraltro legittimo del tipo di rapporto che si era
creato fra i due.
Il terzo e ultimo
uomo, l’unico veramente e profondamente innamorato di Charlotte fu il reverendo
Arthur Nicholls, che pur fra mille difficoltà riuscì a sposarla all’età di 39
anni dopo aver superato non solo la crudele resistenza del padre che non lo
credeva all’altezza della figlia ormai famosa, ma anche della stessa Charlotte
che inizialmente non ne era affatto attratta dal carattere, dalla modesta
cultura e nemmeno dall’aspetto fisico. Arthur superò tutti gli ostacoli
facendosi conoscere nel tempo in tutta la sua bontà d’animo, serietà, purezza e
dedizione all’amata che avevano generato in lui un sincero sentimento che nulla
aveva a che fare con il fatto che Charlotte fosse un personaggio pubblico e con
una certa rendita. Charlotte finalmente lo vide, in tutta la sua integrità, in
tutta la sua capacità di poterle dare quell’affetto

e quella protezione che da
sempre agognava e per questo, seppur negli ultimi 2 anni della sua vita, lo
ricambiò con un amore vero e profondo. Non ci fu tempo per lei di trasporre
questo tipo di amore incondizionato e finalmente corrisposto in un nuovo
personaggio letterario che magari al contempo si fosse liberato anche dei due
precedenti, ma mi viene da dire che forse è più dalle sofferenze e da ciò che
rimane desiderato e non necessariamente ottenuto che si concretizza il meglio
dell’ideale romantico.