Sono diverse le letture che mi hanno tenuto compagnia nell’ultimo
periodo, e di cui ogni volta ero pronta a scrivere una riflessione per condividere
la piacevolezza o le perplessità che ne erano conseguite;
ma ogni volta
passando da un libro all’altro, come spesso mi succede, dovendo scegliere se
dedicare due ore alla lettura o allo scrivere propendo inevitabilmente per la
prima soluzione e, senza accorgermi quasi, mi trovo a constatare che è passato
più di un mese dall’ultimo post pubblicato. Ma c’è un’altra ragione che mi ha
fatto allungare (o sospendere?) il tempo per dedicarmi adeguatamente al mio
blog, ovvero l’incontro casuale con una serie TV appena partita e la scoperta
della relativa saga scritta da Diana Gabaldon meglio nota al pubblico come ‘Outlander’.
Sono piuttosto selettiva in merito alle serie TV sebbene mi piacerebbe seguirne
molte e la selettività deriva dal poco tempo a disposizione per dedicarmici con
costanza, per cui, un po’ come succede con i libri, cerco di decidere da alcuni
elementi se fanno al caso mio e poi, come in questo caso o come in quello di
Downtown Abbey, ne vengo completamente travolta. Gli elementi che mi hanno
fatto scegliere negli ultimi dieci giorni di attendere con ansia la prima TV
della 1° puntata di
Outlander su Sky e poi di recuperare in velocità l’intera prima
serie e di guardarmela in una notte e mezza, nonchè di leggermi anche il primo
libro sono stati i seguenti:
- il periodo storico
interessato: partenza nel 1945 e proseguio in quasi due secoli prima, nel 1743.
- l’insolito triangolo d’amore,
fra Claire, la protagonista, Frank, il marito del ventesimo secolo appena
ritrovato dopo una lunga separazione dovuta alla Seconda Grande Guerra e il
giovane Higlhlander Jamie, anch’egli marito nel giro di poco più di un mese dal
primo rocambolesco incontro con la nostra eroina;
-
L’impossibilità di
incontro fra i due pretendenti ma soprattutto l’amore vero, profondo ma così
diverso per i due uomini che finalmente mette in discussione il concetto di
anima gemella o il mito platoniano delle due metà.
-
La Scozia, i suoi
paesaggi, la sua affascinante e misteriosa cultura e i miti e le tradizioni
popolari pregne di culti e magie che ci portano in questa saga ad indagare
ancora sul mistero dei complessi megalitici tipo Stonehenge, qui chiamato Craig
na Dun.
-
Gli interpreti della serie
TV prodotta da Starz, primo fra tutti il ritrovato cugino William Walter Elliot
di Anne Elliot di ‘Persuasion’, mio personaggio preferito delle opere
Austeniane: l’attore londinese Tobias Menzies, anche qui colto ed educato gentiluomo
dalle inaspettate sfumature da una parte e dalla straordinaria capacità di
tirar fuori un lato così nero, inquietante e crudele da renderne fastidiosa
quasi la visione (n.b. interpreta due personaggi imparentati genealogicamente
ma che hanno vissuto in due epoche diverse).
Sam Heughan, scozzese verace,
bellissimo, passionale, perfetto per quella parte. E infine Catriona Balfe,
attrice e modella irlandese che all’inizio si fatica un po’ a decidere se sia il
personaggio giusto per interpretare la determinata e intensa Claire, ma man
mano che si procede nella visione, si conferma essere a mio avviso una scelta perfetta.
Davvero bravissimi e con loro aggiungerei Graham Mc Tavish, di hobbittiana
memoria, che interpreta Dougal il nobile zio materno di Jamie, che non riesce
del tutto a nascondere sentimenti contrastanti verso Claire, la straniera.
Romanticismo, fantascienza, storia ed avventure epiche si
condensano in questo racconto laddove la duplice storia d’amore è dovuta ad un
viaggio temporale che porta Claire due secoli prima dopo aver toccato le pietre
di Craig na dun; e le avventure e/o disavventure della stessa si collocano nel
periodo degli scontri giacobiti dove gli scozzesi ribelli tentano invano di
sostenere il ritorno degli Stuart al trono soccombendo in modo tragico all’allora
esercito più potente del mondo, quello inglese.
Potrei stare qui a lungo a parlare di come sia impossibile non
innamorarsi di Jamie, giovane guerriero bellissimo, valoroso e romantico, ma
anche fedele alla sua famiglia e alle sue tradizioni tanto da pretendere che il
matrimonio combinato avesse comunque tutti i riguardi e le attenzioni di una cerimonia
sacra. Potrei altrettanto stare a lungo a parlare di Frank, professore di
Oxford e studioso appassionato di culture antiche che alimenta la mente curiosa
ed intelligente di Claire aiutandola anche ad orientare i suoi interessi al
termine della Grande Guerra e rinnovandole il suo amore che, sebbene mutato
dagli eventi, è reale e solido. E di Claire stessa in cui molte vorrebbero
riconoscersi per l’audacia, il coraggio e l’intelligenza ma anche per la
raffinatezza e delicatezza che non necessariamente devono venire meno in una
donna che incarna il concetto di modernità, autonomia e libertà di pensiero.
Penso che dire che la saga e la serie TV mi sia piaciuta sia
superfluo, che i personaggi mi siano entrati dentro altrettanto, ma quello che
davvero non sopporto delle serie TV è che è tremendamente irritante per me attendere
la produzione della seconda stagione! Meno male che a spegnere questo fuoco ci
sono gli altri libri della saga (almeno altri 7!) che, come spesso succede,
potrebbero ridimensionare irrimediabilmente il tutto nel giro di pochi mesi e
riportarmi finalmente in quella dimensione da dove sono stata ‘portata via’ da
questo incontro letterario.