Uno degli aspetti che mi ha
sempre affascinato e aiutato a proiettarmi nell’immaginario ottocentesco
durante le mie letture preferite, è la descrizione dell’abbigliamento, in
particolare femminile, accompagnato dalla generale cura della persona che
tipicamente sembrava caratterizzare le donne appartenenti alla classe media e ancor
di più alla upper class. In
particolare è sulla cura della persona che vorrei soffermarmi oggi con qualche
riflessione. Il ceto sociale sicuramente
faceva la differenza sulla qualità di una acconciatura bella e alla moda e un
vestito di stoffa preziosa e confezionato su misura. Penso ad esempio ad una 'Caroline Bingley di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di Austen o Lady Harriet di ‘Wives
and Doughters’ di Gaskell. Belle, ben acconciate, chiare di carnagione e con
modi eleganti, anche se non necessariamente simpatiche (la prima in
particolare). Poi mi sposto su Jane Eyre quando esce dall’orfanotrofio/collegio
per diventare tutrice della figlia di Rochester, e si presenta in possesso di
due semplicissimi abiti (uno nero invernale e uno più elegante e leggero di
colore grigio) ma ben pettinata, sebbene in modo semplice, e curata. Come non
ricordare infine la preparazione delle sorelle Bennet, fra acconciature, nastri
e mussoline per l’attesissimo ballo a Netherfield o la partecipazione alla vita
mondana di Bath corredata da nuovi abiti, cappellini ed altro di Catherine di
Northanger Abbey sempre della nostra magnifica Austen ?
Questo immaginario viene poi
confermato se non migliorato dalle immagini del miglior film a mio avviso realizzato
su ‘Orgoglio e Pregiudizio’, quello di Joe Wright del 2005, o da quelle di Jane
Eyre del 1996 di Franco Zeffirelli (devo ancora vedere quello del 2011 con
Michael Fassbender ma essendo una produzione BBC non ho grossi dubbi sul
risultato).
Tornando alla cura della
persona quindi, da come sopra riportato, è interessante notare come queste
signore riuscissero ad apparire ordinate e pulite nonostante la notorietà di
alcuni usi e costumi del tempo.
Partendo dal presupposto che
storicamente i greci e in particolare i romani avevano una cura e igiene
personale decisamente spiccata e rinomata per i tempi, basti solo pensare alle
numerose terme, le depilazioni ricorrenti anche negli uomini (si narra che
Giulio Cesare ci tenesse molto) piuttosto che gli oli e
le essenze con cui si
cospargevano corpo e capelli o le sostanze in cui si facevano i bagni (Poppea
nel latte di asina), a partire dal Medioevo ci fu un progressivo degradare dell’utilizzo
dell’acqua e delle abluzioni in generale, fino a giungere alla quasi totale
assenza di cure igieniche del ‘700. L’800 per fortuna vide poi riconsiderare l’utilità
dell’acqua, non più considerata come pura origine di malattia di ogni sorte (in
parte anche vero) e il ridimensionamento dell’utilizzo di profumi ed essenze
per coprire sgradevoli effluvi che originavano mix sicuramente esplosivi.
Possiamo così dire che ben
lungi dalle ripetute docce giornaliere o dalla cura maniacale di denti e crini
a cui ci sottoponiamo oggi, le nostre signore dell’Ottocento l’acqua un po’ la
usavano ma molto aiutavano gli usi e costumi del tempo che mi piace ricordare.
I capelli ad esempio non si
lavavano spesso nell’arco di un mese di calendario, per cui le belle cuffiette
ricamate da notte o da giorno servivano per proteggere le chiome ma soprattutto
per coprirle in assenza di una bella acconciatura. Le acconciature più o meno
elaborate prevedevano anche l’applicazione di fiori profumati e in alcuni casi
l’uso della cipria (di cui all’inizio Ottocento se ne è progressivamente perso
l’uso) per assorbire lo sporco. Il cambio d’abito per la cena era di regola
soprattutto nell’alta società ma non solo, e se proprio ci si sentiva in
disordine più che lavarsi ci si cambiava la biancheria o la camicia.
E i denti come andavano
puliti? Meravigliosa è la parte del film ‘Lost in Austen’ quando la
protagonista Amanda (che alla fine prende il posto di Liz Bennet con tanto di
notevole Darcy) chiede a Jane cosa mai
potevano servire le foglie di salvia, i legnetti e il gesso messi sulla toeletta
della camera di Liz in cui era stata ospitata.
Le persone appartenenti alla
classe media non facevano frequentemente bagni e non tutte le nobili residenze
possedevano delle vere e proprie stanze da bagno, ma a me piace pensare che un
tuffo nel laghetto di proprietà come quello fatto da Darcy-Colin Firth nella
nota miniserie, ripaghi e ripulisca di ogni sudata dopo una lunga cavalcata!
Per concludere cito un libro
che con curiosità ho scovato, comprato e letto, intitolato ‘Shopping con Jane
Austen’ - perché nulla va lasciato intentato quando si ha una passione- ma che
non mi ha entusiasmato in generale e in particolare per il dettaglio con cui è
stata messa in evidenza proprio la scarsa cura personale di alcuni personaggi
minori, che però lasciava intendere fosse propria del periodo storico intero. Se
si legge un’epoca passata con la lente dell’oggi il risultato è scientifico e
non letterario..
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