Leggendo North and South di
Elizabeth Gaskell (nel 1854 vi è stata la pubblicazione della prima puntata
sulla rivista di Dickens “Household Words), non sfugge la capacità dell’autrice
di contestualizzare la storia d’amore dei due protagonisti, Margaret Hale e
Jhon Thornton, nello sfondo sociale di contrapposizione fra la realtà amena e
agricola del Sud con la realtà industriale del Nord dell’Inghilterra di metà Ottocento, cosa che
non risulta essere riuscita altrettanto bene a Charlotte Brönte nel romanzo “Shirley”, vista
la critica negativa e lo scarso successo di pubblico ottenuto dal romanzo.
Gaskell riesce a rappresentare
egregiamente i diversi aspetti della lotta di classe fra gli operai, che
reclamano in modo sempre più organizzato migliori condizioni di lavoro, di
vita/salute e di salario (il Trade Union
è una conquista inglese proprio di metà secolo) e, dall’altra parte, gli
industriali che lottano per competere in contesti di mercato già allora
competitivi e pressanti (si pensi ai riferimenti di Thornton alla concorrenza
dell’industria americana in ambito tessile tessile). Come poi esperti critici
letterari sottolineano, avendo lei stessa vissuto la realtà industriale, a
seguito del necessario trasloco nella città industriale di Manchester per
seguire il marito, Gaskell in questo
romanzo fa emergere prepotente la sua convinzione, maturata da osservatrice e
divenuta via via sempre più profonda, che ci possa essere pur nel
confronto/scontro una qualche forma di intesa o meglio ancora un modo di
conciliare opportunamente gli interessi di opposte classi sociali.
L’interdipendenza stretta che va a descrivere in modo mai pedante, fra la
necessità dell’operaio di avere un posto di lavoro in fabbrica in un contesto
ambientale ormai trasformato dall’industria che non concede tante alternative,
e comunque discreti salari, e la necessità da parte degli industriali di avere
le forze lavoro presenti giornalmente, puntuali e possibilmente poco polemiche,
per esaudire in tempi giusti gli ordini dei clienti, è quanto mai attuale.
Lavorando in un contesto
industriale, le dinamiche delle relazioni sindacali mi sono note e mi è
piaciuta l’evoluzione descritta nel romanzo di un personaggio come Higgins,
sindacalista con ideali socialisti e una certa intelligenza, che all’inizio per
necessità ma poi anche per stima verso la persona del ‘Master’ (Padrone) del
cotonificio, si sforza di imparare a comprenderne la posizione e i reali
intenti dello stesso, arrivando ad impostare con lui una relazione di collaborazione
e fiducia reciproca. Stessa cosa vale per Thornton che all’inizio considera
Higgins un inaffidabile cialtrone rivoluzionario e poi impara ad apprezzarne
gli ideali, non troppo lontani dai suoi, e le ragioni in alcuni casi fin troppo
evidenti di certe sue posizioni (la morte a 19 anni della figlia Bessy per aver
respirato ‘pezzi’ di cotone viste le inesistenti o quasi tutele di salute e
sicurezza sui posti di lavoro del tempo o l’indigenza dei figli di Boucher, un
collega, di cui Higgins si prenderà cura alla morte per disperazione del padre).
L’esempio di come arrivano entrambi a sperimentare (lo definiscono più volte
proprio ‘un esperimento’) la realizzazione di una mensa aziendale interna che
garantisca un buon pasto giornaliero ai lavoratori e dall’altra le giuste
energie per fare bene il proprio lavoro agli stessi è esemplificativo del
risultato di una sana relazione fra le parti. Laddove questa relazione non è
sana, ma solo impuntata o far prevalere ideologismi, cocciutaggini e spregio
per l’altrui condizione/posizione, ieri come oggi a mio avviso non è in grado
di fare emergere cose utili o costruttive.
La descrizione poi di come lo sciopero, strumento per eccellenza
di protesta sindacale che se mal organizzato o lasciato nelle mani di puri
agitatori di masse, privi di ragioni strutturate, non fa altro che determinare
sconfitta comune, è quanto mai attuale.
Naturalmente da metà
Ottocento ad oggi di strada ne è stata fatta, e ancora ce n’è da fare, tanto
più in un momento di crisi mondiale come quella in corso, ma è interessante osservare come le dinamiche
di fondo sono sempre le stesse. In particolare credo fermamente, e potrei
raccontare qualche esempio, di come sia sempre la persona in fondo a fare la
differenza, anche senza prescindere dal fatto che questa non avrebbe senso in
sé se non in relazione all’altro e che il gruppo sociale, organizzato o meno,
le permette di fare delle cose che da sola non sarebbero possibili.
Higgins e Thornton in North
and South sono le ‘persone’ che fanno la differenza.
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